Questura di Ferrara

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FERITO DALLA FIDANZATA UBRIACA SIMULA UNA RAPINA PER SALVARLA DALLA DENUNCIA

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LA POLIZIA DI STATO SCOPRE L’INGANNO E LI DENUNCIA PER SIMULAZIONE DI REATO

Verso l'una di notte del 4 marzo del trascorso anno, personale delle Volanti della Polizia di Stato di Ferrara è intervenuto in questa via Porta Catena, angolo Porta Po, in quanto era stata segnalata una persona a terra, con ferita da arma da taglio. Il personale operante giunto sul posto unitamente a personale del 118 trovava effettivamente un uomo, F.F., classe 63 di origini siciliane, che presentava una ferita all'addome lato destro, con perdita ematica, seduto a terra, ma cosciente. Sul posto erano presenti, oltre al ferito, anche la fidanza dell'uomo, tale S.E, classe 69 di nazionalità moldava, ed un testimone di nazionalità rumena, amico e coinquilino dei due. La versione che veniva data al personale della Polizia di Stato era la seguente: F.F., il siciliano, era stato vittima di una tentata rapina da parte di due malviventi di probabile origine nord africana, i quali lo avrebbero ferito all'addome, colpendolo con un coltello. Il testimone dichiarava che poco prima, mentre si trovava nei giardinetti antistanti il locale grattacielo intento ad attraversare Porta Po in direzione Porta Catena, giunto al passaggio pedonale notava il suo conoscente F.F. in compagnia della fidanzata, i quali si trovavano anch'essi a piedi all'altezza dell'incrocio semaforico fra Via Porta Catena e Viale Po, dalla parte opposta della strada. Proseguiva affermando che subito dopo F.F. veniva aggredito da due malviventi di chiare origini extracomunitarie i quali lo avevano poi colpito ripetutamente con dei pugni e pertanto T.D. sarebbe intervenuto in soccorso dell'amico, facendo così scappare gli aggressori. Solo successivamente alla fuga dei malviventi T.D. si sarebbe accorto della ferita all'addome subita dalla vittima, avvisando il 118 di quanto accaduto. Contestualmente la compagna della vittima confermava quanto dichiarato da T.D., dicendo che i due malviventi li avevano aggrediti all'interno dei giardinetti posti innanzi al grattacielo per cercare di impossessarsi della sua borsetta e del denaro che avevano con loro. La donna riferiva di non essere in grado di fornire alcuna indicazione utile ad identificare i malviventi ed anche T.D. forniva una parziale descrizione di uno dei due rapinatori, peraltro non troppo convincente. Nel frattempo F.F. veniva accompagnato presso l'Ospedale di Cona, dove veniva sottoposto alle cure del caso e dove forniva una parziale descrizione di quanto accaduto agli operatori della Volante, confermando di essere stato aggredito in questa via Porta Catena da due rapinatori, i quali lo avrebbero percosso e poi ferito all'addome con un oggetto acuminato, per poi scappare senza asportare nulla. Anche F.F. non era stranamente in grado di fornire agli operatori alcuna indicazione utile ad identificare i malviventi. F.F. veniva quindi ricoverato d'urgenza con prognosi riservata presso il reparto di chirurgia di urgenza dell'ospedale, in seguito alla ferita con arma bianca al torace. Le immediate indagini hanno dimostrato, raffrontando le testimonianze e con accertamenti e sopralluoghi sui posti della presunta aggressione, che le cose erano andate assai diversamente! In realtà F.F. era stato accoltellato dalla fidanzata S.E. all'interno dell'abitazione dove gli stessi vivono, a seguito di una lite scaturita fra i due. Con ogni probabilità il litigio era scaturito a causa dello stato di ubriachezza in cui versava F.F. la sera in cui sono avvenuti i fatti per cui si procede. Peraltro, nella serata in cui sono accaduti i fatti per cui si procede, il padrone di casa H.S., classe '66 di nazionalità pakistana, essendosi accorto di quanto accaduto, non volendo fare intervenire sul posto personale della Polizia di Stato, in quanto a casa alloggiava diversi inquilini, facendosi pagare l'affitto "in nero", ordinava a tutti i presenti di uscire dall'abitazione e di simulare una tentata rapina in danno di F.F. sfociata poi nell'accoltellamento. Il padrone di casa sembrerebbe aver spiegato esattamente agli altri indagati cosa dire alla polizia, ovvero che F.F. e la compagna erano rimasti vittima di una tentata rapina poi sfociata in un accoltellamento, dicendo loro di non preoccuparsi in quanto nessuno avrebbe avuto sospetti su quanto realmente accaduto e minacciandoli di non raccontare la verità. La successiva attività di indagine ha poi consentito di rinvenire, il pomeriggio successivo, il coltello, del tipo a serramanico della lunghezza di circa 8 centimetri, utilizzato dalla S.E. per accoltellare il compagno F.F., che veniva rinvenuto nei pressi della loro abitazione, nascosto in un'area verde sotto del fogliame.


05/02/2015

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