Il 12 luglio scorso, un aereo della Guardia di Finanza in servizio di perlustrazione nella tratta di mare tra la Libia e l'Italia, intercettava un natante in precarie condizioni di galleggiamento con a bordo numerosissimi stranieri. Una motovedetta della Capitaneria di Porto di Agrigento inviata in loro soccorso, li caricava a bordo e lasciava il barcone alla deriva. Sul Molo Favaloro di Lampedusa il personale di Polizia prestava i primi soccorsi passando alla conta 284 migranti. Al citato personale non sfuggiva però l'atteggiamento particolarmente nervoso di uno di questi, Z.A., che sottoposto ad un controllo veniva trovato in possesso di una somma significativa di denaro e di un telefono satellitare del tipo utilizzato dagli scafisti. Tutti i cittadini stranieri venivano così identificati e alcuni di loro interrogati - come da prassi -, per conoscere le modalità del viaggio. Dagli interrogatori emergeva che i migranti per salire a bordo del barcone partito da un porto della Libia, avevano pagato somme variabili tra i 600 e i 1000 dinari. Inoltre si raccoglievano importanti informazioni su coloro che si erano occupati della conduzione della barca e della gestione dei migranti a bordo: tutti gli elementi facevano convergere le oggettive responsabilità penali a carico dei due stranieri Z. A. e D. M., i quali venivano colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip del Tribunale di Agrigento.
Pertanto personale di questa Squadra Mobile su segnalazione di quella di Agrigento, si attivava in una serie di verifiche e appostamenti presso la struttura ricettiva per profughi allestita nella prima periferia del capoluogo ferrarese, dove nel frattempo i due stranieri erano stati accolti pensando di passare inosservati. L'attività di indagine si concludeva con l'arresto degli scafisti che si trovano ora associati presso il locale carcere.