Sono ancora vive nella mente delle persone che vi hanno assistito le immagini dell’irruzione di un gruppo di sei cittadini nordafricani all’interno dell’ospedale civile di Fermo finalizzata a portare via dal nosocomio un loro connazionale ferito, di circa venti anni, accompagnato dalla Polizia di Stato per le cure necessarie delle lesioni subite a seguito di un’aggressione con un’arma da taglio.
Il giovane paziente è stato sollevato di peso da alcuni degli stranieri, uno dei quali gli ha strappato dal braccio l’ago della flebo, mentre gli altri hanno ostacolato ed aggredito i due operatori della volante che lo assistevano; uno degli aggressori, vestito con tuta da ginnastica, aveva indossato guantoni per arti marziali.
Il gruppetto è poi uscito dall’ospedale trasportando il ferito, continuando a intimare ai due operatori della Polizia di non seguirli e minacciandoli di morte ma sono stati raggiunti all’esterno della struttura sanitaria dove era parcheggiata una autovettura pronta per partire. Anche nel piazzale i poliziotti sono stati aggrediti fisicamente, subendo lesioni fisiche fortunatamente non gravissime; in quel frangente è stato aizzato nei loro confronti anche un cane di razza pitbull consentendo al gruppetto di far perdere le proprie tracce con il ferito.
Pochi minuti dopo un giovane del gruppo degli assalitori, successivamente individuato per quello con i guantoni da arti marziali, è tornato sul posto per riprendere la vettura ma è stato immediatamente bloccato dagli agenti.
La perquisizione del veicolo ha portato al rinvenimento di armi bianche occultate in posti strategici per il pronto impiego ed in particolare una mannaia di circa 30 centimetri e di tre coltelli della lunghezza superiore a 30 centimetri, che sono stati sequestrati unitamente all’autovettura.
Il giovane, un ventenne cittadino italiano senza fissa dimora, è stato tratto in arresto per i reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni aggravate e denunciato alla Procura della Repubblica per il possesso ingiustificato delle armi in concorso con gli altri assalitori.
Immediate le ricerche dei fuggitivi da parte delle Forze di polizia e dopo pochi minuti il personale della Squadra Mobile ne ha individuati alcuni in via Rubens. Alla vista dei poliziotti gli stranieri si sono dati ancora una volta alla fuga, aizzando anche in questo frangente il cane contro gli operatori per rallentare ed ostacolare l’inseguimento, riuscendo nel loro intento.
Il cane, a fatica, è stato bloccato, sottoposto a sequestro e affidato ad un canile della provincia.
Questa, in estrema sintesi, la prima fase degli avvenimenti già in parte riportati dagli organi di stampa.
Da questi eventi sono state attivate immediatamente le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura della Repubblica, per assicurare alla giustizia anche gli altri cinque responsabili della spedizione.
L’arresto del giovane fermato è stato convalidato e ne è stata disposta la custodia cautelare in carcere.
La Squadra Mobile, con le testimonianze fornite dalle persone presenti e dalle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza dell’ospedale e delle vie limitrofe, oltre che per la conoscenza dei soggetti che gravitano su Lido Tre Archi e di quelli che frequentavano il giovane arrestato si è messa alla ricerca degli aggressori anche con l’ausilio della Polizia Scientifica che ha raccolto importanti elementi per la loro individuazione.
Tra lunedì e martedì scorso tutti i cinque stranieri sono stati compiutamente identificati e denunciati alla Procura della Repubblica per gli stessi reati addebitati all’arrestato, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni aggravate, possesso ingiustificato delle armi rinvenute, interruzione di pubblico servizio.
Si tratta di giovani di circa vent’anni, di nazionalità tunisina ed egiziana, tre dei quali già molto noti agli investigatori in quanto spesso identificati quali autori di numerosi reati tra i quali rapine, lesioni, spaccio di stupefacenti, rissa, furti, porto abusivo di armi, ricettazione e danneggiamento; gli altri due giovani, fino a pochi giorni fa incensurati, sono probabilmente le nuove leve della criminalità locale che partecipando al blitz hanno dimostrato di potersi evidenziare per prendere il posto degli altri sodali dei primi, assicurati alla giustizia o accompagnati nei Paesi di origine a seguito delle costanti attività di contrasto condotte dalle Forze di polizia.