Va incontro a una condanna chi, allo stadio, esorta i tifosi a scandire slogan offensivi contro le forze dell'ordine. Questa la decisione della Suprema Corte di Cassazione (prima sezione penale, sentenza n. 4081)
Va incontro a una condanna chi, allo stadio, esorta i tifosi a scandire slogan offensivi contro le forze dell'ordine. Questa la decisione della Cassazione che ha sottolineato che sono vietati, allo stadio, i cori degli ultras contro la Polizia, anche se gli insulti non sono riferiti ad un singolo agente ma a tutta la categoria della Polizia di Stato, che ha diritto al "rispetto e all'onorabilità di qualsiasi altra categoria professionale". La Cassazione ha confermato l'accusa a suo tempo ipotizzata dalla DIGOS di Crotone nei confronti di G.S., Capo Ultrà dell' F.C. Crotone Calcio, che durante l'incontro Crotone-Reggina del 27 agosto 2006 sollecitava gli altri ultrà, a mezzo di un megafono, a ripetere slogan come "Celerino pezzo di m..." e "Poliziotto primo nemico" peraltro, in maniera del tutto gratuita e immotivata.
In primo grado il tifoso è stato assolto dal Gup di Crotone "perché il fatto non sussiste". Secondo il giudice, non era stato commesso alcun reato, dal momento che non aveva offeso una singola persona ma un'intera categoria, quindi l'incitamento ad offendere non poteva offendere i poliziotti presenti.
Nel maggio 2009 la Corte d'appello di Catanzaro ribaltò la sentenza sostenendo che "non si può avallare un'artificiosa distinzione tra i singoli appartenenti ad una categoria e la categoria stessa, dato che anche l'appartenenza ad una categoria costituisce parte integrante del patrimonio di onore e rispettabilità che occorre riconoscere anche ai singoli soggetti".
La Cassazione ha, quindi, confermato questa linea e rafforzato il concetto: "l'onorabilità della Polizia di Stato va garantita in maggior misura, in un caso come questo in esame, nel quale le espressioni offensive hanno formato oggetto di pubblico incitamento ad una denigrazione della Polizia di Stato del tutto gratuita e immotivata".