Si è svolta nella mattinata odierna, presso il Parco della Biodiversità Mediterranea a Catanzaro, a cura della Polizia di Stato, e alla presenza di autorità Civili e Militari, rappresentanti sindacali e dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato, la commemorazione del Commissario di Pubblica Sicurezza Giovanni Palatucci, nel 79° anniversario della morte avvenuta nel campo di concentramento nazista di Dachau.
E’ stato deposto, a nome del capo della Polizia, un cuscino di fiori alla base dell’albero di ulivo e della targa in memoria dell’eroico poliziotto, collocati nel Parco nel 2021.
Dopo la benedizione del Cappellano della Polizia di Stato Don Alessandro Nicastro, il Questore di Catanzaro ha ricordato la figura di Giovanni Palatucci, i suoi meriti e il suo sacrificio, come uomo e come poliziotto esemplare per affermare un mondo più giusto.
Il valore della memoria del sacrificio di Giovanni Palatucci, deve essere un forte monito affinché non si ripetano mai più gli orrori provocati dal razzismo e dalle guerre.
Chi era Giovanni Palatucci
Giovanni Palatucci nato a Montella (AV) il 31 maggio 1909, dopo la laurea in Giurisprudenza nel 1932 presso la Regia Università di Torino, nel 1936 vince il concorso e si reca a Roma per frequentare il 14° corso per funzionari della Pubblica Sicurezza, al termine del quale viene assegnato alla Questura di Genova.
A novembre del 1937 viene trasferito alla Questura di Fiume, dove assume l'incarico di responsabile dell'ufficio stranieri e, successivamente, quello di Questore reggente.
Si adoperò per distruggere fascicoli anagrafici attestanti le origini e producendo falsi documenti, per salvare molti cittadini ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.
Verso la fine del 1944, quando tutti fuggivano, egli rimase a Fiume per proseguire la sua opera, nonostante il Console svizzero di Trieste, suo caro amico, gli offrisse un passaggio sicuro verso la Svizzera, offerta che Palatucci sfruttò, inviando però, al suo posto, una giovane amica ebrea.
Il 13 settembre 1944 viene arrestato dalla Gestapo e portato nel carcere "Coroneo" di Trieste con l'accusa formale di cospirazione ed intelligenza con il nemico; qui viene condannato a morte dalle autorità tedesche anche per la sua attività a favore delle migliaia di profughi ebrei che riuscì a sottrarre alle persecuzioni naziste.
Il 22 ottobre 1944 viene deportato nel campo di sterminio di Dachau.
Pochi giorni prima di essere deportato a Dachau disse ai suoi collaboratori "La Polizia significa vita, quella vita che serve ad aiutare il prossimo, la povera gente".
Il 10 febbraio 1945, a poche settimane dalla Liberazione, muore dopo aver subito quattro mesi di stenti e sevizie.
Nel 1952 lo zio, vescovo Giuseppe Maria Palatucci, raccontò che il nipote durante la sua permanenza a Fiume aveva salvato «numerosissimi israeliti»
Il nome di Giovanni Palatucci compare sul Muro dell'onore, nel Giardino dei giusti della fondazione "Yad Vashem", a Gerusalemme; lo Stato di Israele lo ha anche insignito del titolo di "Giusto tra le Nazioni", il massimo riconoscimento conferito a chi, rischiando la vita, salvò gli ebrei dalle persecuzioni.
Anche in Italia sono stati dedicati alla memoria di Palatucci numerosi parchi, vie e piazze.
Nel 1995 lo Repubblica Italiana gli ha conferito la Medaglia d'Oro al Merito Civile.
Nel 2004, con la conclusione della prima fase del processo di beatificazione, la Chiesa Cattolica, lo ha consacrato "Venerabile Servo di Dio".