Questura di Caserta

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Eseguite ordinanze di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli.

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L'operazione è avvenuta ad opera della Squadra Mobile di Caserta congiuntamente al Centro Operativo D.I.A. di Roma, e con l’ausilio della Squadra Mobile di Trapani.

Nelle prime ore della mattinata di giovedì 26 cm, la Squadra Mobile di Caserta congiuntamente al Centro Operativo D.I.A. di Roma, e con l'ausilio della Squadra Mobile di Trapani, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della citata Procura partenopea, in relazione ai reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza, detenzione e porto illegale di armi da guerra, reati aggravati dalla metodologia mafiosa, nei confronti di 6 soggetti Lo scorso 15 novembre 2011, i destinatari delle misure restrittive erano stati arrestati in base ad analogo provvedimento restrittivo, successivamente annullato dal Tribunale del Riesame di Napoli per vizi meramente formali e cioè "per la totale mancanza di motivazione autonoma" del GIP rispetto alle richieste conclusive della Procura Antimafia di Napoli. Però, rimanendo inalterati i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari emersi dalla complessa indagine coordinata dalla D.D.A. partenopea, sui cui era fondata la misura annullata, era stata reiterata la richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere, accolta dal citato GIP il 20 gennaio scorso. Pertanto, è stato ribadito l'impianto investigativo da cui era emersa la strategica alleanza tra il clan dei Casalesi-gruppo SCHIAVONE e Cosa Nostra siciliana, finalizzata controllo monopolistico dei trasporti su gomma da e per i principali mercati ortofrutticoli del centro e del sud Italia. Infatti, la misura in argomento costituisce il prosieguo dell'Operazione c.d. "Sud Pontino", coordinata dalla D.D.A. di Napoli, conclusasi nel maggio 2010 con l'emissione di oltre 60 ordinanze di custodia cautelare in carcere, che aveva svelato le infiltrazioni ed i condizionamenti del clan "dei Casalesi-ala SCHIAVONE" nelle attività dei principali mercati ortofrutticoli del centro e del sud Italia, imponendo il monopolio dei trasporti su gomma alla ditta "La Paganese" di San Marcellino (CE), formalmente intestata all'imprenditore P.C., attualmente detenuto, ma riconducibile direttamente alla famiglia "SCHIAVONE", ed in particolare ai gruppi capeggiati da S. F., alias Sandokan, ed al cugino, alias "Cicciariello". Inoltre, era emersa l'importanza assunta dal clan "dei Casalesi" che, al fine di aggiudicarsi il controllo esclusivo nello strategico settore dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, aveva stretto una vera e propria alleanza con esponenti di spicco della Mafia siciliana e con i loro emissari imprenditoriali, che controllavano il commercio all'ingrosso e la distribuzione di tali beni nei principali mercati dell'isola. Il prosieguo delle indagini, grazie anche all'apporto di collaboratori di giustizia quali C. G., uomo di fiducia e dipendente di P., di C. e di L. S., hanno permesso di acquisire nuovi e gravi indizi a carico dei destinatari della presente misura restrittiva. In particolare, si accertava il pieno coinvolgimento del citato, arrestato il 15.06.2010 dalla Squadra Mobile di Caserta quale mandante dell'omicidio di tre affiliati, nella gestione della "Paganese Trasporti" e nella fittizia intestazione al P. di quote societarie appartenenti al proprio gruppo familiare. Infatti, secondo le nuove acquisizioni investigative, il delfino e reggente del clan "SCHIAVONE", veniva coinvolto direttamente nella gestione della ditta, anche per derimere i contrasti insorti con altre organizzazioni camorriste del napoletano, allorchè P. C. intraprendeva una vera e propria guerra di conquista dei mercati campani che, sino ai primi anni del 2000, erano controllati da ditte di trasporto contigue ai clan MALLARDO di Giugliano in Campania (NA) e LICCIARDI di Secondigliano (NA), tanto da indurre a ritenere che il primogenito di Sandokan fosse il vero dominus della "PAGANESE". Peraltro, il collaboratore C.F. ha riferito di un incontro avvenuto dopo l'arresto di P e S, figlio di "Cicciariello", tra SN e Z. M, determinato dal proposito di quest'ultimo di estendere la propria influenza sullo strategico mercato di Fondi (LT), uno dei più grandi d'Europa, attraverso commercianti ed imprenditori a lui collegati. In quella circostanza S. intimò al latitante di non intromettersi con una frase inequivocabile: "Michele tu vuoi bene a mio padre?...Allora devi volere bene anche a me! Lascia stare il mercato di Fondi perché è una cosa che me la vedo io…". Invece, il collaboratore C.G., confermava come DV. P. ed il figlio ,arrestati nell'ambito dell'Operazione "Sud Pontino", erano i referenti diretti degli SCHIAVONE ed i depositari di ogni potere decisionale nella gestione delle attività criminose - quali il traffico di armi - e non, della "Paganese Trasporti". Infatti, a loro il P. si rivolgeva con deferenza ed a loro consegnava ingenti somme di denaro ricavate dalla gestione dell'impresa. Poi, il collaboratore C. ha offerto un ulteriore contributo sulle alleanze strette tra i Casalesi ed i vertici di Cosa Nostra siciliana, tra cui R.G., , ed i fratelli S., referenti imprenditoriali delle famiglie "RIINA-MESSINA DENARO" nel settore della distribuzione all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli. Proprio alla luce di tale contributo, la D.D.A. ha contestato a R, ai fratelli S. ed all'imprenditore G. C., titolare di una ditta di trasporti a Marsala (TP), il reato di concorso esterno all'associazione di tipo mafioso "clan dei Casalesi". Al riguardo, il C. ha fornito un importante contributo sulle strategie imprenditoriali del P. C. che, attraverso i fratelli S., intendeva acquisire il controllo esclusivo dei trasporti da e per i mercati della Sicilia Occidentale, offrendo in cambio un accesso privilegiato sui mercati campani e su quello strategico di Fondi, estromettendo tutti gli altri vettori campani, tra i quali il gruppo "PANICO", referente nel settore del clan MALLARDO di Giugliano in Campania. In particolare, il C. riferiva di una riunione avvenuta in Sicilia a cui partecipò il P. insieme agli S., a RG ed a GC in occasione della quale, in cambio del monopolio esclusivo dei trasporti sulle tratte Sicilia Occidentale-Campania-Fondi, offriva agli imprenditori S la forza di intimidazione del clan "dei Casalesi" per consentire loro di ampliare e consolidare le loro posizioni commerciali nei mercati campani ed in quello di Fondi (CE), dove aveva esautorato altre ditte di trasporti collegate alla n'drangheta calabrese. Infatti, gli S, grazie alla loro appartenenza alla cosca mafiosa mazaro-corleonese, avevano acquisito il monopolio nella produzione e nella commercializzazione all'ingrosso di alcuni prodotti ortofrutticoli, in particolare i cocomeri che, poi, in virtù dell'accordo con "i casalesi", distribuivano, in regime di monopolio sui citati mercati attraverso la ditta di trasporti "La Paganese". Peraltro, i rapporti tra la "Paganese", quindi i "casalesi", e R erano confermati dalle intercettazioni ambientali effettuate nel corso delle indagini presso gli uffici della ditta che documentavano in una circostanza la presenza della figlia di R. Inoltre, l'accordo con la mafia siciliana permetteva al P di divenire il punto di riferimento e, quindi, di fatto controllare tutti i padroncini e le piccole imprese di trasporti, campane, siciliane e calabresi, che intendevano lavorare sulla stessa tratta. In questo modo, infatti, P., raccolti gli ordinativi dei trasporti dai commercianti, in parte li soddisfaceva con i suoi mezzi ed in parte li distribuiva a propria discrezione fra i piccoli trasportatori che, però, erano costretti a pagare una provvigione, realizzando una moltiplicazione degli utili e mantenendo il controllo capillare di tutte le attività dei mercati sottoposti alla sua egemonia. Ma la disponibilità di una flotta di autoarticolati così imponente, costituita da centinaia di automezzi, poteva essere funzionale anche ad altre attività illecite del clan "dei casalesi", come il traffico di armi. Tale circostanza, infatti, era confermata dal sequestro di un micidiale arsenale, costituito da mitra AK 47 Kalashnikov, mitragliatori pesanti Breda, lanciarazzi e migliaia di munizioni, operato dalla Squadra Mobile di Caserta nel luglio 2006, il cui acquisto era stato commissionato da P per conto degli "SCHIAVONE-gruppo DEL VECCHIO". Secondo le indagini, le armi erano state importate dalla Bosnia grazie alla complicità di militari che vi prestavano servizio nel corso delle missioni di pace effettuate dopo il conflitto nell'ex Yugoslavia, utilizzando per il trasporto i loro mezzi di servizio. Napoli, 27 gennaio novembre 2012.
30/01/2012

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