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Quartu Sant’Elena. La Fabrica dell’hascisc ai tempi del coronavirus. Arrestato dalla Polizia di Stato giovane disoccupato, pregiudicato.

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Sequestro droga

Era arrivata attraverso l’App. della Polizia di Stato YouPol, qualche giorno fa, la segnalazione anonima circa un’intensa attività di spaccio presso un’abitazione sita a Quartu Sant’Elena. I Poliziotti della Sezione Anticrimine del Commissariato di Pubblica Sicurezza Quartu Sant’Elena hanno subito approfondito la notizia, effettuando una serie di verifiche, al fine di riscontrarne l’attendibilità, attraverso specifici servizi di osservazione.  

Ciò che è risultato a seguito della perquisizione nell’abitazione di un 30enne quartese è stato sorprendente anche agli occhi degli stessi operatori. Infatti, il giovane aveva adibito parte della propria abitazione per la produzione che si potrebbe definire “industriale” della marijuana.

Una vera e propria filiera produttiva così organizzata: coltivazione della marijuana, successiva raffinazione, trasformazione e vendita attraverso il confezionamento all’interno di bustine dotate di un marchio di fabbrica, in stile giamaicano.

Nel giardino di casa c’erano 63 piante di cannabis di varia metratura, alcune delle quali con infiorescenza ed altre appena messe a dimora.

Dentro casa era stata occultata altra sostanza stupefacente già essiccata per un totale di circa 700 gr.

In questa circostanza, ancor più interessante è stato il rinvenimento di circa 900 gr. di polvere resinosa di marijuana, la quale sarebbe stata utilizzata per la successiva trasformazione in hascisc.

Per la trasformazione era stata predisposta una fabbrica artigianale, costituita da una specifica cassa per la centrifuga della marijuana essiccata, attraverso la quale veniva realizzata la polvere resinosa. Quindi veniva realizzato un amalgama di polvere e resina madre disposto all’interno di una pressa in legno attraverso cui venivano prodotti dei panetti.

Il quantitativo sequestrato avrebbe consentito la produzione di circa 10 kg di hascisc con ricavi sul mercato di circa 50.000 euro e la sostanza sequestrata immessa nel mercato avrebbe fruttato la somma di circa 100.000 euro.

Non solo, per eludere gli eventuali controlli delle forze dell’ordine la marijuana destinata allo spaccio era stata confezionata all’interno di caratteristiche bustine giamaicane con logo specifico e con annesso il principio attivo falsamente indicato come al di sotto del limite consentito dalla legge. All’interno dell’abitazione ne venivano rinvenute 43 che effettivamente contenevano canapa sativa, ovvero con principio attivo al di sotto della soglia.

Gli accertamenti effettuati, grazie alla tempestiva attività degli specialisti del Laboratorio Chimico del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, delegati dalla Procura hanno consentito di appurare l’effettiva consistenza del principio attivo, così da riscontrare la simulazione di una legittima produzione di canapa in luogo di una effettiva attività illecita.

Il giovane è stato tratto in arresto per coltivazione, produzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e, su disposizione del Pubblico Ministero, accompagnato presso il carcere di Uta.


27/04/2020

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