Era stato arrestato per lo stesso reato nello scorso settembre.
Né il carcere né i domiciliari lo avevano indotto a più miti consigli. Una volta tornato in libertà, aveva ripreso a tempestare di messaggi e telefonate minatorie la ex moglie. Nella giornata odierna è stata emessa una nuova misura restrittiva a carico del presunto stalker già finito in manette per aver incendiato l’auto intestata all’avvocatessa che difendeva la ex consorte, nell’ambito della causa di separazione. Il 50enne C. C., di Mesagne, non potrà più avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima e non potrà più comunicare con lei con qualsiasi mezzo (telefoni o sistemi informatici).
Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Brindisi su richieste del pubblico ministero, al culmine delle indagini effettuate dai poliziotti del Commissariato di P.S. di Mesagne. Quest’ultimi la mattina del 25 settembre arrestarono Calizia in flagranza di reato con l’accusa di aver dato fuoco alla macchina del legale parcheggiata in via Dei Sasso, provocando un incendio che devastò una seconda vettura e ne danneggiò una terza, oltre a un paio di civili abitazioni.
Nel periodo precedente all’incendio, l’uomo, non accettando la separazione dalla moglie, l’aveva resa oggetto di molestie, di pedinamenti, di sms ingiuriosi e minacciosi, costringendola a sporgere una serie di querele contro di lui. Le indagini confermarono la ripetitività e la serialità delle condotte, che hanno ingenerato nella donna un fondato timore per la sua incolumità e quella dei suoi figli, presi di mira spesso anche loro. In particolare, il mesagnese, allo scopo di indurre la ormai ex moglie a rimettere le querele, le inviava una serie di sms in cui le prometteva che non l’avrebbe fatta più vivere. Stesso futuro presagiva ai due figli che con lei aveva generato.
Anche l’avvocato della ex moglie, che semplicemente svolgeva il suo mandato, quello di rappresentare la donna nella causa di separazione, era entrato nel mirino dell’uomo che, preso dal livore e dall’odio, la rendeva oggetto delle sue attenzioni appiccando il fuoco alla sua auto proprio il 25 settembre 2015.
Nonostante la restrizione della libertà personale, prima presso il carcere e poi agli arresti domiciliari, lo stesso non si arrendeva e non dimostrava alcun segno di pentimento. Anzi continuava imperterrito contattando, attraverso il social network “facebook” con richieste di amicizia alternate a messaggi minatori, o attraverso il telefono, moglie e figli, generando negli stessi stati d’ansia e di stress.
L’auspicio è che la misura cautelare non detentiva notificata al 50enne abbia l’effetto di stoppare i suoi comportamenti persecutori. Nelle more del provvedimento, le pattuglie in servizio di controllo del territorio hanno vigilato sulla incolumità delle persone offese da questa vicenda di stalking e, allo stesso tempo, hanno cercato di far comprendere all’autore della stessa le conseguenze penali delle sue azioni, anche laddove dovesse violare l’odierno provvedimento.