Lo aveva strangolato nel sonno.
Si sono nuovamente aperte le porte del carcere per una 51enne originaria di Bari e residente a Ostuni, che deve finire di scontare la parte residua di una condanna a 13 anni, 6 mesi e 21 giorni di reclusione per l'uccisione del marito. La donna è stata prelevata presso la propria abitazione, dove si trovava ristretta in regime di domiciliari, dai poliziotti del commissariato di Ostuni che le hanno notificato un ordine di esecuzione pena emesso dalla procura generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Bari.
Era il 1998, quando la donna, all'epoca 33enne, dopo 18 anni di continue violenze e vessazioni da parte del marito, con la complicità della figlia e della madre mise in atto un piano per disfarsi dell'oppressore.
Così fu camuffata nel cibo una potente dose di sonnifero e, una volta fatto addormentare profondamente il marito, questi fu strangolato nel sonno dall'arrestata che gli strinse un cappio intorno al collo, facendosi aiutare dalla figlia maggiore, sino ad ucciderlo.
Il corpo esanime dell'uomo fu trasportato e bruciato in un casolare ad Acquaviva delle Fonti (Bari), adibito a deposito di attrezzi agricoli. A distanza di un anno dall'omicidio la donna ammise le sue colpe e, dopo la celebrazione del processo, fu condannata alla pena di anni 13, mesi 6 e giorni 21 di carcere.
Nel 2014 l'arrestata ottenne dal tribunale di sorveglianza di Lecce l'ammissione alla misura della detenzione domiciliare al fine di potersi occupare della figlia minorenne, nata dalla convivenza col nuovo compagno, nativo del foggiano, ma residente in Ostuni. Il beneficio prevedeva che al compimento del decimo anno di età della bambina, la donna sarebbe dovuta ritornare in carcere per scontare il residuo di pena sino all'anno 2023.
Pertanto nella giornata di ieri la donna è stata condotta presso la casa circondariale di Lecce.