Responsabili di numerosi furti di auto ed in abitazioni.
In data odierna, personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di P.S. di Mesagne, ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi su richiesta del P.M. di Brindisi a carico di I. F. di Oria dell'88, M. V. di Oria del 90, C. A. di Mesagne dell'82 e R. G. di Mesagne del '91.
I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere ex art. 416, 1°, 2° e 3° comma del c.p., perché si associavano allo scopo di commettere più delitti di furto (anche in abitazione), in concorso, nei territori della provincia di Brindisi e Lecce e di furto e tentato furto pluriaggravato in concorso.
In particolare, l'attività di indagine svolta dagli investigatori, consentiva di addebitare agli odierni arrestati 12 furti consumati e 6 tentati, anche in abitazioni, di strumenti per lavoro (tra i quali motoseghe, frullatori professionali, compressori), di olio d'oliva e soprattutto di autovetture, nonché di comprendere ruoli e contributi forniti dagli associati: C.A. metteva a disposizione permanente del sodalizio l'autovettura SMART "Four Four" da lui posseduta e che quotidianamente guidava, in tempo di notte, per condurre i complici sui luoghi in cui erano commessi i reati-scopo; TUTTI, in qualità di partecipi, assicurando la propria quotidiana disponibilità all'esecuzione dei reati e occultando gli illeciti impossessamenti in località ignote; I. F. anche in qualità di capo e promotore dell'organizzazione, in quanto si occupava di individuare gli obiettivi ove porre in essere l'attività illecita, di "piazzare" il ricavato di tale attività e di dividere tra gli adepti le somme di denaro illecitamente percepite.
L'attività di indagine iniziava in data 28 dicembre 2015, allorquando una signora mesagnese denunciava negli uffici del Commissariato il furto - avvenuto alle ore 4:20- della sua autovettura, una Fiat 500, parcheggiata, chiusa a chiave, nella pubblica via. Le immagini immortalate da alcune telecamere ubicate vicino al luogo del reato, consentivano di focalizzare l'attenzione su un gruppo di almeno tre persone e su un'autovettura alfa romeo 147 che, ponendosi a tergo della Fiat 500, la spingeva al fine di allontanarla e condurla in luogo idoneo a forzarla in maniera indisturbata.
A questo fatto-reato, ne sono seguiti altri per i quali questi investigatori hanno raccolto una serie di indizi gravi, precisi e concordanti a carico dei sodali i quali, a seguito di pedinamento elettronico (a mezzo GPS) ed intercettazioni ambientali, sono finiti per rimanere "incastrati", altresì, nelle loro stesse ammissioni di responsabilità. Durante le loro costanti scorribande notturne per "arraffare" il più possibile da destinare al mercato dell'illecito, si vantavano della loro forza e dei loro risultati con espressioni del tipo: "…dove passiamo non cresce più erba…" e ricordando con orgoglio, durante il passaggio da luoghi noti, i "trofei" già conseguiti: "Qua abbiamo preso l'Opel corsa....", "Qua prendemmo .. no qua prendemmo la cinquecento antica..", "L'Opel Corsa qua uhe Fà .....", "Noi dobbiamo andare da dove abbiamo preso la Punto celestina, da dove dobbiamo andare?"
Le intercettazioni ambientali consentivano di acclarare che il sodalizio operava già da molto tempo atteso il riferimento a fatti reato pregressi non noti agli investigatori: "….se a noi ci avessero preso con quella Delta che tenevamo penso che ci davano l'ergastolo...", "Che la Giulietta noni ..", "Pure con la Ypsilon..", "L'ergastolo ci davano con quelle macchine a quante parti ci hanno ripresi ...", nonché che si trattava di una organizzazione criminale stabile, che operava professionalmente (in quanto munita dei mezzi necessari per perpetrare i furti, come centraline, arnesi atti allo scasso e ricetrasmittenti per eludere le intercettazioni), pervicacemente (in alcune occasioni, dopo aver seguito l'obiettivo ed aver atteso l'allontanamento della vittima, si impossessavano del mezzo; in altre utilizzavano i loro mezzi per spingere veicoli rubati; in altre ancora forzavano i garage e decidevano se e quali beni trafugare) e reiteratamente (in pochissimi giorni sono stati consumati e tentati numerosi furti e dalle intercettazioni ambientali emerge che, in precedenza, erano state rubate moltissime altre vetture).
Emergeva, altresì, in modo chiaro che i furti avvenivano su commissione, atteso che prima di mettersi all'opera si raccomandavano sull'obiettivo da "portare a casa": "…la Multipla devo prendere…la dobbiamo prendere per forza…"; "Una Evo dobbiamo fare ragà la Evo a quello devo fare", "…oltre alla EVO dobbiamo prendere motoseghe, soffiatore…". A tal proposito è al vaglio della magistratura la posizione di taluni ricettatori della provincia di Taranto dove è stata rinvenuta la Ford Kuga e tanti altri pezzi di ricambi di auto di provenienza illecita. La spartizione del profitto illecito veniva effettuata da I. F. che intratteneva i rapporti con i committenti: "…mi ha dato 1000 e 2 più 1000 mi ha dato 2200 Euro mancano 1900 ..... altre 2000 Euro", "vi ho portato 800 euro per dividerveli però vi devo dare 250 euro ciascuno", "…li tengo a casa i soldi li sto raccogliendo poi sabato li dividiamo".
L'attività dei sodali, com'è noto, veniva interrotta per il loro arresto in flagranza del reato tentato aggravato di furto di autovettura, avvenuto in data 9 febbraio 2016 in Porto Cesareo, alle 5:50 circa ad opera di questi investigatori, collaborati da personale della Squadra Mobile di Lecce.
Con l'esecuzione delle ordinanza di custodia cautelare odierne, inizia per i destinatari la resa dei conti con la giustizia per tutti i fatti rappresentati, dovendo rispondere per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di vari reati-scopo e di furti pluriaggravati in concorso, consumati o tentati.