Insieme al sindaco arrestati anche un commercialista leccese e un imprenditore brindisino.
Il sindaco di Brindisi è stato arrestato stamani da personale della Digos per abuso di ufficio e corruzione assieme ad un commercialista e ad un imprenditore. Una connection corruttiva, sullo sfondo del grande affare dei rifiuti nel territorio di Brindisi, segnato da due importanti anomalie, l'esclusione della zona industriale e di quella dei centri commerciali dal bando per la raccolta, la differenziazione e il trasporto degli Rsu, e la "gestione separata" degli impianti di trattamento e stoccaggio. Non un ciclo unico, ma un affare diviso per tre: quello dell'igiene urbana, quello del servizio alle aziende industriali e commerciali, il controllo dell'impianto di Cdr-Css e della discarica di servizio di Autigno.
La parte visibile, quella meno lucrosa e più problematica: la pulizia della città, l'organizzazione della raccolta differenziata. Tanta fatica, tanta esposizione, le tensioni con i cittadini, quelle con i sindacati e il personale. Monteco ha denunciato nel corso del suo mandato centinaia e centinaia di episodi di danneggiamento costante, quasi scientifico. Ma al sindaco, Monteco - che ora gestisce il servizio a Lecce - non piaceva.
L'ha liquidata, Monteco, dopo un contenzioso duro davanti al Tar, ed ha usato lo strumento dell'ordinanza contingibile e urgente per fare entrare un'altra impresa con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: la caduta della raccolta differenziata, e il costo pro-capite del servizio più caro d'Italia, un servizio su cui piovono senza soste le critiche dell'utenza.
Anche su questo la Digos ha lavorato a lungo, e alla fine ha affidato alla procura, dopo un percorso segnato anche da sequestri e denunce, una relazione di oltre tremila pagine in cui è disegnato il profilo delle infiltrazioni malavitose. Ma anche il vasto sottobosco di ditte che si muovono nelle aree franche dal servizio di raccolta ordinario, e che portavano la spazzatura delle imprese della zona industriale direttamente in discarica, con classificazioni generiche di rifiuti solidi urbani, e in uno scenario di violazione evidente - ritiene la polizia - del diritto di privativa del Comune. Che però non si preoccupava di questa "terra di mezzo".
La musica è cambiata quando la legge ha spostato dai Comuni in capo ai gestori delle discariche l'onere del controllo sulla natura dei rifiuti. E il flusso ha subito un dirottamento forzoso verso un impianto privato di un'altra provincia, a costi molto salati. E la gestione degli impianti? Qui la Digos e le ispezioni hanno rilevato diverse omissioni, per ora presunte, sino a ritenere infedeli gli atti di rendicontazione di interventi di manutenzione affidati ad una impresa esterna, indagine sfociata nelle informazioni di garanzia al succitato imprenditore amministratore della Nubile Srl, e all'amministratore della ditta che aveva fatturato.
Le ipotesi di reato, frode in pubblica fornitura, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e false fatture per operazioni del tutto o in parte inesistenti. Ne nacque una indagine stralcio di quella in cui il sindaco, il commercialista e lo stesso imprenditore erano sospettati di ricettazione, abuso d'ufficio e riciclaggio per le somme in contanti prive di tracciabilità che il primo cittadino utilizzava per pagare le tranche del suo debito di oltre 300mila euro con Equitalia.
Modalità vietata dalla legge, ma c'era il direttore dell'epoca dell'agenzia a Brindisi , che obbligava - dicono le accuse a base del processo in corso su questa parte della vicenda - due suoi dipendenti ad accettarle, guadagnandosi l'incriminazione per concussione in concorso col sindaco. Il punto successivo per la Digos era capire da dove provenivano quei soldi.
La pista Nubile nasce da questo interrogativo, e si inoltra negli affidamenti che la società aveva ottenuto dal Comune, e in una gestione degli impianti ritenuta irregolare, ma che il Comune contesta, con atto firmato dal sindaco, dopo che a quest'ultimo era stato recapitato anche un avviso di garanzia per corruzione in atti di ufficio e nella commissione di atti contrari ai doveri di ufficio.
L'indagine ad un certo punto è stata incartata, con quella che la polizia ed i pm ritengono sia la prova della connection Nubile-Sindaco, ma la vicenda dei due impianti no: nel maggio del 2015 il Noe sequestra la discarica di Autigno dopo una relazione dell'Arpa sulla contaminazione della falda, e su indagini di un terzo pubblico ministero che indaga anche funzionari della Provincia e della stessa Arpa. L'impianto di Cdr invece non regge la missione, all'interno i sopralluoghi rilevano violazioni di varie normative, e sotto la pressione dei rifiuti da biostabilizzare il meccanismo si inceppa e si ferma. E' crisi.
La Regione commissaria l'Organo di governo d'ambito di Brindisi, la città conosce la sua peggiore emergenza rifiuti, in altri comuni invece se la cavano molto meglio. Nubile ribatte alle accuse. Sostiene di essere stato costretto a rilevare impianti già problematici. La colpa, insomma, sarebbe del Comune, ma la Regione chiede perentoriamente al sindaco di revocare il contratto con la società di gestione, che non solo non riesce ad attuare il revamping dell'impianto di Cdr, ma non attua neppure le disposizioni ricevute da procura e Arpa per mettere in sicurezza la discarica di Autigno.
Il sindaco deve eseguire: l'Oga è commissariato, ma il proprietario degli impianti è il Comune di Brindisi. Nubile se ne va, promette cause per danni, il resto è storia recente: Amiu Bari deve sostituirla provvisoriamente, ma ci sono problemi, anche nella gara - sospesa dal Tar - per la rimozione del percolato. Il bando lo ha fatto il Comune di Brindisi. In questi giorni sono anche scaduti i termini per la gara che deve designare il gestore unico del ciclo dei rifiuti nell'Aro Brindisi 2, quello in cui c'è anche il capoluogo.