L'accusa: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Dietro la faccia della disperazione di tanti bambini, donne e uomini in fuga per la sopravvivenza, quella più "nera" e abbietta dei trafficanti di "carne umana".
Sono sei quelle finite nella rete della Squadra Mobile di Brindisi grazie all'ottimo coordinamento ed il lavoro interforze svolto con la Guardia Costiera.
Si tratta di cinque cittadini egiziani e un libico. Sono loro i presunti scafisti identificati e sottoposti a fermo per l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sono finiti nel carcere di Brindisi a seguito di indagini coordinate dal PM di turno che ha ritenuto particolarmente rilevanti i gravi indizi di colpevolezza raccolti nell'ambito del lavoro di polizia giudiziaria svolto dalla Guardia Costiera e i successivi riscontri della Squadra Mobile.
Fondamentali le riprese girate dalla Guardia Costiera durante i soccorsi e le prove ritrovate a bordo dei tre motopesca su cui viaggiavano i profughi arrivati a Brindisi e successivamente anche individuati grazie alla collaborazione degli stessi migranti.
Grazie ai video realizzati dai militari mentre erano state avviate le operazioni di soccorso (dal pattugliatore della guardia costiera Diciotti), già durante il viaggio verso l'Italia è stato possibile intercettare gli scafisti. Uno di essi durante lo sbarco si era nascosto sottocoperta in una barca ma è stato trovato grazie al suo telefono satellitare che si è messo a squillare proprio mentre lo stavano cercando.
Come già detto, alla loro identificazione hanno contribuito le dichiarazioni (informali) rese agli investigatori, con il supporto degli interpreti di cui dispone l'ufficio immigrazione della questura di Brindisi, da alcuni dei 594 migranti.
L'operazione chiusa a Brindisi è una delle più importanti finora svolte dall'inizio dell'emergenza umanitaria. Il fermo di un numero di scafisti così elevato forse non era stato ancora eseguito. Tutto merito della sinergia messa in campo dai vari Uffici interessati.