Arrestati dalla Squadra Mobile quattro brindisini per usura e estorsione.
All'alba di ieri 27 marzo sono stati arrestati dalla Squadra Mobile della Questura di Brindisi, su ordinanza di custodia del GIP presso la D.D.A di Lecce, con l'accusa di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, quattro insospettabili di 53, 73, 74 e 55 anni, tutti brindisini, ritenuti responsabili di aver prestato soldi con interessi che raggiungevano anche il 350%.
Vittima un imprenditore brindisino ripetutamente minacciato di rappresaglie se non avesse pagato.
Allo stesso i quattro arrestati avrebbero anche imposto delle assunzioni.
Alla fine l'imprenditore disperato ha denunciato tutto alla polizia.
In un esposto presentato nell'estate 2013 l'imprenditore brindisino ha spiegato le ragioni che un anno e mezzo prima lo avevano spinto a rivolgersi ad un gruppo per ottenere dei soldi in contanti: la sua azienda si trovava ad affrontare un momento di difficoltà per via della crisi.
Il primo prestito richiesto a uno dei quattro arrestati ammonta a 10mila euro; l'imprenditore gliene restituisce 15mila euro. Da lì in poi si scatena l'effetto domino. Il commerciante si rivolge altre tre volte all'usuraio, la prima volta chiede 15mila euro con richiesta di restituzione di 22mila e 500 euro, la seconda volta gli chiede 20mila euro con richiesta di restituzione di 36mila euro, la terza è costretto a chiederne 50mila euro con richiesta di restituzione pari a 75mila euro.
L'imprenditore a questo punto non riuscendo a fronteggiare tassi di interesse che in alcuni casi potevano giungere fino al 300%, si rivolge ad altri due usurai che sulla base di quanto appurato dagli inquirenti avrebbero agito in concorso.
La vittima chiede loro 62mila e 500 euro. La somma da restituire è pari a 79mila euro.
Infine entra in gioco il quarto usuraio al quale l'imprenditore avrebbe chiesto una cifra pari a 15mila euro con richiesta di restituzione pari a 18mila euro.
Subito dopo la formalizzazione della denuncia, vengono avviati i riscontri investigativi.
A sostegno di quanto riferito dal denunciante sono stati sequestrati decine di assegni e matrici trovati in possesso dei presunti usurai.
Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Brindisi hanno recuperato anche i coltelli di cui uno degli usurai si sarebbe servito per intimorire l'imprenditore intimandogli di assumere il figlio presso la sua attività commerciale con una regolare retribuzione.
Solo nel momento in cui ha deciso di varcare la soglia della Questura il commerciante è riuscito a liberarsi dalla morsa.