La Polizia di Stato di Brescia, a seguito di indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia ( dott. Paolo SAVIO), nei giorni scorsi ha notificato un avviso di conclusione di indagine preliminari a carico di 20 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, incendio, traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione, riciclaggio, corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici. Contestualmente, a carico di alcuni indagati sono state eseguite perquisizioni delegate che hanno portato al sequestro di monili in oro, quadri, denaro contante, assegni bancari ed altro materiale ritenuto di provenienza illecita o pertinente ai reati per cui si indaga.
All’interno di una pizzeria, riconducibile ad uno degli indagati, sono state inoltre rinvenuti 2 fucili a canne mozze e 2 pistole a tamburo, in relazione alle quali sono stati tratti in arresto lo stesso proprietario della pizzeria e un suo dipendente.
Per la pizzeria il Questore di Brescia ha quindi disposto la chiusura per 30 giorni ai sensi dell’art. 100 del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza. L’attività investigativa molto complessa, durata circa tre anni, è stata condotta dalla Squadra Mobile e ha preso avvio dopo il duplice omicidio, dell’agosto 2015, dei titolari della Pizzeria Da Frank e dagli iniziali sospetti di coinvolgimento nell’omicidio, poi risultati infondati, a carico di un gruppo di soggetti di origine campana, che nei giorni precedenti il fatto avevano chiesto alla vittima il pagamento di una somma di 15.000 euro per liberare il piazzale antistante da alcuni spacciatori.
Le conseguenti intercettazioni telefoniche hanno permesso di evidenziare che il gruppo dei campani, pur non assurgendo a vera e propria consorteria unitaria, ma garantendosi comunque mutuo soccorso ed avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal rapporto con alcuni soggetti di origine calabrese, a loro volta contigui alla criminalità organizzata, era dedito alla sistematica commissione di reati quali la ricettazione di beni di ingente valore e lo spaccio di stupefacenti. A riprova dei metodi mafiosi utilizzati, le indagini permettevano di individuare il mandante di due incendi avvenuti, rispettivamente, nel mese di aprile e marzo 2017 – ai danni di una autovettura e del plateatico di un bar sito nei pressi del palazzo di giustizia- con la finalità di indurre le vittime a cedere la proprietà di alcuni locali, ovvero l’esercizio commerciale. Nel corso dell’indagine veniva inoltre individuato un importante canale di importazione di cocaina dall’Olanda, che consentiva, il 21 gennaio 2016, il sequestro di oltre 7 kg di stupefacente e la somma di 153.000 euro a carico di un indagato, che dovrà ora rispondere della detenzione e trasporto di ulteriori, significativi quantitativi di stupefacente antecedenti al suo arresto in flagranza.