Le parole piene d'amore e prive di risentimento della veronese Maria Teresa Salaorni Turazza, hanno toccato il cuore degli agenti e dei dirigenti in servizio alla Questura di Brescia, illuminando con un messaggio di speranza libero da ogni rancore le coscienze di quanti scelgono quotidianamente di difendere la legalità.
Ospite della Questura di Brescia che unitamente alla locale sezione dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato ha organizzato l’evento, Maria Teresa Salaorni Turazza ha ripercorso in una sala gremita di forze dell'ordine le tragiche vicende che hanno portato alla morte del primogenito Massimiliano, agente della volante colpito alla schiena mentre rincasava dal servizio il 19 ottobre 1994, a soli 29 anni, nel tentativo di sventare una rapina, e del più piccolo Davide, ferito mortalmente il 21 febbraio 2005 assieme al collega Giuseppe Cimarrusti dalla pistola di un assassino seriale durante un servizio di pattugliamento notturno.
Che abbiano venti o cinquant'anni, gli uomini e le donne che indossano la divisa sono per lei dei figli a cui regalare un sorriso e per i quali pregare affinché svolgano il proprio ruolo in salute e sicurezza, senza che una mano folle e omicida li strappi per sempre dagli affetti più cari.
Per non assistere alla sofferenza di altre madri e dare un significato alla sua: costretta a dire addio ai suoi unici due figli, poliziotti uccisi a distanza di undici anni l'uno dall'altro dalla criminalità, caduti testimoniando la fedeltà a un giuramento e a un ideale di giustizia.