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La Squadra Mobile denuncia due bolzanini e un cittadino pakistano

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Accusati di falsità ideologica al fine dell’ottenimento illegittimo di permessi di soggiorno

Gli agenti della Squadra Mobile hanno denunciato P.S., 43enne bolzanino, per il reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, in quanto lo stesso era stato segnalato come prestanome per dichiarazioni fittizie a favore di domestici e/o collaboratori famigliari e, mediante più azioni esecutive, falsamente attestate ai P.U. in servizio presso l'ufficio del lavoro della Provincia di Bolzano, di avere finto di avere alle proprie dipendenze un collaboratore famigliare extracomunitario, col solo intento di fargli ottenere un permesso di soggiorno che non gli spettava. Nell'ambito della stessa indagine sono stati denunciati anche un cittadino pakistano, M.A. di 31anni residente a Bronzolo, e un 51enne bolzanino, T.A., legale rappresentante di una ditta di trasporti altoatesina, per avere, il primo, attraverso fittizia documentazione esibita, ottenuto un permesso di soggiorno ed il secondo, per avere impiegato presso la propria azienda il predetto straniero in un periodo in cui era ancora privo di permesso di soggiorno e quindi clandestino. Nello specifico gli agenti della Squadra Mobile, dopo una serie di accertamenti, riscontravano che P.S. aveva prodotto una dichiarazione a favore del collaboratore famigliare clandestino M.A., che consentiva poi a quest'ultimo di ottenere il permesso di soggiorno. Il cittadino pakistano infatti, dopo una serie di reticenze, ammetteva di non aver mai prestato servizio presso l'abitazione del P.S. come domestico ma di aver lavorato invece poche ore nell'anno 2009 presso la ditta di autotrasporti e di essere stato pagato dal gestore solo pochi euro. In seguito lo straniero chiedeva a P.S. di essere assunto come collaboratore domestico e quest'ultimo accettava, non prima però di avere accettato che i 500 euro versati anticipatamente da P.S. all'INPS, gli sarebbero stati tolti dalla retribuzione. I due quindi si accordavano che la prestazione lavorativa stabilita nel contratto di collaborazione famigliare, pari a 15 ore alla settimana presso l'abitazione dell'italiano in Bolzano, sarebbe invece stata svolta presso la ditta autotrasporti di T:A. con mansioni di carico e scarico merci. Successivamente, a conferma delle dichiarazioni del pakistano, gli agenti procedevano a verbalizzare la ex moglie di P.S., la quale riferiva che mai nessuna straniero aveva prestato attività lavorativa presso la sua abitazione . Si accertava inoltre, che il cittadino pakistano risultava aver prestato lavoro in "nero"e in stato di clandestinità presso la ditta di autotrasporti dal mese di marzo al mese di aprile 2009 e che tutte le prestazioni lavorative gli erano state pagate direttamente dal sopra citato P.S., all'epoca dei fatti gestore della ditta, amministrata ufficialmente da T.A., ditta che dal 2010 risulta essere fallita.
16/01/2012

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