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Operazione Ropax

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Azione sinergica Squadre Mobili Bologna / Ravenna

Tredici Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere e quattro fermi di indiziato di delitto emessi nell'ambito dell'Operazione Ropax nei confronti di altrettanti cittadini afgani, resisi responsabili dei reati di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità del reato e finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Gli indagati, la cui maggior parte dimorante a Bologna - 11 gli arrestati nel capoluogo felsineo - incensurati e muniti di titolo di soggiorno, gestivano il transito dei viaggiatori dall'arrivo in Italia e fino alla meta finale.

I migranti attraverso dei referenti in Turchia, Libia ed Egitto raggiungevano le coste italiane o mediante imbarcazioni di medie dimensioni con cui sbarcavano direttamente in Puglia, Sicilia e Calabria, oppure tramite tappa forzata in Grecia, ove venivano imbarcati su traghetti di linea diretti in Italia. Ed è proprio dalla Grecia che proveniva la motonave Ropax - in servizio per la Adriatica Lines con tratta Corinto/Bari/Ravenna - approdata nel maggio del 2010 a Porto Corsini (RA). A bordo di un rimorchio frigo che trasportava cartoni di arance, in uno spazio appositamente creato dotato anche di gabinetto chimico e collegato all'esterno da un'apertura praticata nella zona centrale del pavimento, 65 clandestini di diverse nazionalità (di cui 4 bambini). Almeno in altre cinque occasioni, tra marzo e aprile 2010 il "trailer" era sbarcato nel porto di Ravenna sempre tramite la motonave Ropax. Una volta in Italia, per evitare la tracciabilità che il rilascio delle impronte digitali avrebbe determinato, molti clandestini utilizzavano documenti di identità contraffatti riferibili a Paesi dell'U.E. al fine di sottrarsi a eventuali controlli. Nei casi di controlli di polizia e di identificazione durante il viaggio verso il Paese di destinazione, tendevano a proporre domanda di asilo. Così i clandestini identificati e collocati all'interno dei CARA (centri di accoglienza rifugianti e chiedenti asilo) che non sono centri detentivi, ma consentono la libera entrata e uscita, trovavano all'interno referenti che fornivano assistenza per l'organizzazione del viaggio attraverso l'Italia fino al confine. I costi: tra i 5.000 ed i 15.000 € per il viaggio e per l'appoggio logistico fornito da una capillare rete di connazionali che si adoperava per l'ospitalità e l'organizzazione del viaggio, solitamente effettuato in piccoli gruppi fino al confine tedesco o francese, mediante autovetture e pulmini noleggiati, oppure tramite tir o trasporto ferroviario. Era Bologna pertanto lo snodo principale per coloro che erano diretti verso i Paesi del Nord Europa. . L'attività coordinata dalle Procure di Bologna e di Lecce ( altre18 Custodie Cautelari eseguite dalla Squadra Mobile pugliese a carico di altri cittadini stranieri dediti al reato di smuggling) ha inferto un duro colpo all'immigrazione clandestina. Il plauso del Questore di Bologna per la tenacia, la professionalità ed il risultato ottenuto.
06/07/2011

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