Commissariato di Pubblica Sicurezza di Imola
L' 11 dicembre scorso, al termine di indagini alle quali ha collaborato anche personale della Squadra Mobile di Ravenna, la Polizia di Stato di Imola, ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bologna, nei confronti di un quarantottenne e di un quarantaseienne.
Le indagini avevano avuto origine il 25 settembre scorso, a seguito dell'arresto in flagranza di tre rapinatori, all'intento della filiale della banca Carige in via Pisacane.
I tre, tutti residenti in Sicilia, erano giunti ad Imola con lo scopo di commettere il reato.
Non essendo stato rintracciato il luogo dove i predetti avevano soggiornato durante i preparativi, appariva plausibile l'appoggio e l'ospitalità di altri complici.
Le modalità della rapina erano apparse da subito alquanto particolari, perché gli arrestati non si erano accontentati di svuotare le casse ma avevano atteso l'apertura temporizzata della cassaforte, che avviene ad orari prestabiliti.
A tal fine avevano immobilizzato i dipendenti ed avevano obbligato uno di loro a parlare al telefono con un complice all'esterno; questi aveva intimato al cassiere di aprire la cassaforte temporizzata minacciando ritorsioni se non avesse acconsentito.
Tali modalità intimidatorie, avevano evidenziato una predisposizione criminale e un'attenta preparazione del colpo.
Grazie alla chiamata, effettuata col telefono di uno dei rapinatori, sono state avviate articolate indagini, difficoltose perché le utenze a cui si risaliva non erano mai intestate a persone reali ma solo a nomi fittizi, hanno permesso di identificare due complici, nello specifico colui che attendeva fuori dall'Istituto bancario, il quarantaseienne, e quello che aveva ospitato i rapinatori a Massalombarda fornendo supporto logistico al gruppo.
Dalle indagini è emerso inoltre, che alla fine del mee di luglio 2015, due degli arrestati in flagranza unitamente ad altri due complici, avevano perpetrato una rapina ai danni di una banca in Piemonte e, anche in quel caso, i dipendenti delle banca era stati chiusi in un ufficio per attendere l'apertura della cassaforte temporizzata, asportando 84.000 euro.
Tali convergenze lasciano ipotizzare che gli autori delle due rapine possano appartenere ad un sodalizio criminale dedito alla commissione, nel Nord Italia, di tali tipologie di reati, per cui le indagini sono ancora in corso al fine di identificare ulteriori complici.