Un giovane 20enne è stato arrestato, in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio; un uomo ritenuto contiguo al clan Parisi, dopo essere stato rintracciato, è stato condotto in carcere per espiare la pena definitiva di 4 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, per i reati di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso
Nella tarda mattinata di ieri, a Bari, la Polizia di Stato ha tratto in arresto, in flagranza di reato un giovane classe ‘96, con precedenti di polizia anche specifici, responsabile di detenzione ai fini della commercializzazione di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale.
Nell’ambito di un’attività info-investigativa, personale motomontato della Sezione Contrasto al Crimine Diffuso - “Falchi” – ha appreso che vi era la possibilità che l’arrestato, spostandosi a bordo di un ciclomotore intestato alla madre, potesse detenere della sostanza stupefacente da destinare allo spaccio.
I servizi di osservazione, appositamente predisposti, hanno consentito di individuare il ragazzo, nel quartiere murattiano, a bordo del motociclo; questi, alla vista degli operatori, nonostante l’intimazione di fermarsi, al fine di sottrarsi al controllo, ha accelerato ed ha iniziato iniziando a zigzagare a forte velocità tra il traffico cittadino e tra i numerosi pedoni, costringendo l’equipaggio ad inseguirlo per alcune centinaia di metri, fino a quando è riuscito a bloccarlo.
La perquisizione cui è stato sottoposto il giovane ha consentito di rinvenire e sequestrare un involucro contenente 116 grammi di marijuana e la somma di 2.500 euro, in banconote di vario taglio, ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Dopo le formalità di rito, l’arrestato è stato accompagnato presso la sua abitazione e sottoposto alla misura della detenzione domiciliare in attesa del giudizio che si terrà nella mattinata odierna, con rito direttissimo.
Nell’ambito di altra attività, a Bari, è stato rintracciato e tratto in arresto un barese classe ‘48, ritenuto contiguo al clan “Parisi”, destinatario di un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari, dovendo espiare la pena definitiva di 4 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, per i reati di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.