Questura di Asti

Vecchi e nuovi fenomeni criminosi online: Occhio ad estorsioni e truffe!

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estorsione via e-mail

I consigli della Polizia di Stato

Come già emerso in ambito nazionale, anche ad Asti sono decine gli utenti che nei giorni scorsi si sono recati in Questura, o hanno telefonato alla Sezione della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Asti, segnalando di aver ricevuto una strana email, in lingua inglese o in italiano, che indica quale mittente il loro stesso indirizzo di posta.

L’interlocutore nella email informa di essere riuscito ad ottenere il controllo del dispositivo (PC – Telefono) e della webcam del malcapitato destinatario, e di aver registrato, all’insaputa dell’utente, dei filmati che lo ritraggono mentre visiona contenuti di carattere pornografico.

Il criminale prosegue nel testo minacciando che, qualora non si proceda al pagamento di un riscatto (rigorosamente in bitcoin), egli diffonderà il presunto video intimo ad un elenco di contatti (familiari ed amici), di cui disporrebbe grazie ad un presunto accesso abusivo alla mail o ai profili social della vittima.

ATTENZIONE: nulla di tutto ciò è reale! Quella che vi abbiamo raccontato è solo l’ultima delle svariate modalità con le quali criminali informatici senza scrupoli tentano di intimidire gli utenti, per consumare una vera e propria cyber-estorsione.

L’unico elemento autentico dell’intera vicenda è rappresentato proprio dall’utilizzo di una e-mail identica a quella del destinatario, ma in realtà anche questa è una bufala. Si tratta infatti di un vero e proprio “spoofing”, ossia di una simulazione, che non è conseguenza di un vero e proprio accesso alla casella di posta del malcapitato.

L’intero contenuto della mail è frutto dell’inventiva dell’autore del reato, elaborata al solo scopo di gettare nel panico i cittadini ed indurre a pagare il prezzo del ricatto.

 

Ecco dunque alcuni consigli su come comportarsi qualora si riceve tale mail:

 

Mantenere la calma: Il criminale non dispone, in realtà, di alcun filmato che ci ritrae in atteggiamenti intimi né, con tutta probabilità, delle password dei profili social da cui ricavare la lista di amici o parenti;
Non pagare assolutamente alcun “riscatto”: l’esperienza maturata dal personale specializzato con riguardo a precedenti fattispecie criminose (come sextortion e diffusione di ransomware) dimostra che, persino quando il criminale dispone effettivamente di nostri dati informatici, pagare il riscatto determina quale unico effetto un accanimento nelle richieste estorsive, volte ad ottenere ulteriore denaro. Inoltre, in via generale, per evitare spiacevoli inconvenienti, la Polizia Postale consiglia di:

Proteggere adeguatamente la nostra email (ed in generale i nostri account virtuali);

Cambiare frequentemente le password dei propri account web, impostandone di complesse, senza che esse contengano richiami, numeri e nomi relativi alla vita personale e familiare;

Non utilizzare mai la stessa password per più profili;

Abilitare, ove possibile, meccanismi di autenticazione “forte” ai nostri spazi virtuali, che associno all’inserimento della password, l’immissione di un codice di sicurezza ricevuto sul nostro telefono cellulare.

Aggiornare sempre il sistema operativo dei nostri dispositivi, ed installare e tenere aggiornati adeguati sistemi antivirus.

Bisogna tenere presente che l’inoculazione (quella vera) di virus informatici capaci di assumere il controllo dei nostri dispositivi è un’attività assolutamente complessa, che deriva nella stragrande maggioranza dei casi da una precedente attività di phishing informatico, o dalla disponibilità materiale del dispositivo, o ancora dalla navigazione su siti non attendibili: è buona norma quindi non lasciare mai i nostri dispositivi incustoditi (e non protetti), guardarsi dal cliccare su link o allegati di posta elettronica sospetti, e non intraprendere la navigazione su siti che prospettino facili guadagni e ci sembrino al contempo poco professionali.

Infine occorre segnalare anche una recrudescenza del fenomeno delle cosiddette “truffe nigeriane”. Anche queste avvengono tramite l’invio di una mail, che sembra provenire dal contatto di un nostro amico o conoscente, il quale ci chiede di prestargli soccorso mediante l’invio di una somma di denaro all’estero, per aiutarlo a combattere una situazione di difficoltà economica o altre vicissitudini.

ATTENZIONE: si tratta anche in questi casi di tentativi di commettere un reato, ed in particolare una truffa. Guardando attentamente i messaggi, infatti, si nota che essi sono scritti in un italiano non fluente e presentano un contenuto misterioso, che ha come finalità quella di indurre la vittima in uno stato di agitazione, sicché provveda in tempi brevi al pagamento.

Il consiglio in questi casi è quello di non pagare, ma di contattare attraverso altri canali (cellulare, o altri indirizzi di posta conosciuti) il proprio interlocutore per sincerarsi delle sue condizioni; qualora non si disponga di tali informazioni ed il dubbio rimanga, meglio chiedere consigli alla Polizia di Stato su come agire.


13/10/2018

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