Arrestate 50 persone a vario titolo per associazione a delinqueste di stampo mafioso
All’alba del 6 giugno la Polizia di Stato – Servizio Centrale Operativo, Squadre Mobili di Foggia e Bari – ha dato esecuzione, nell'ambito dell'operazione “Ares”, ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
50 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, tentato omicidio, tutti aggravati dalle finalità mafiose, sono state arrestate.“
I provvedimenti restrittivi hanno interessato varie provincie del centro-sud, tra cui quella picena dove sono stati rintracciati ed arrestati due degli indagati.
La Squadra Mobile ascolana, già da tempo, collaborava con la Squadra Mobile di Foggia nel monitorare D.G.L., 58enne nativo di Torremaggiore (FG), residente da alcuni anni nella provincia ascolana in quanto titolare di un’attività di autodemolizione.
In base all’indagine svolta risultava implicato, con persone facenti parte di un “clan” mafioso operante nella zona di San Severo, in un traffico internazionale di sostanza stupefacente, finalizzato a far arrivare nella provincia foggiana grossi quantitativi di cocaina, destinati al clan camorristico “NARDINO”, che tentava così di imporsi sul mercato degli stupefacenti della zona di San Severo, a discapito di altri gruppi criminali già operanti in zona.
D.G.L. veniva rintracciato presso la sua attività commerciale, sita nel territorio di Centobuchi, e condotto nella Casa Circondariale di Ascoli Piceno.
Destinatario della stessa ordinanza di custodia cautelare in carcere risultava tra gli altri anche L.G., 56enne nativo di Torre Annunziata, implicato in una transazione di un grosso quantitativo di droga del tipo “cannabis indica”, stupefacente sempre destinato al clan mafioso camorristico “Nardino” per le medesime motivazioni prima indicate.
Le ricerche di quest’ultimo, effettuate a Torre Annunziata, avevano però dato esito negativo, per cui la Squadra Mobile ascolana, sapendo che alcuni suoi parenti erano domiciliati nella zona costiera del piceno, si recavano in loco ipotizzando che lo stesso avrebbe facilmente trovarvi un riparo sicuro.
L’intuizione investigativa dava i suoi frutti, considerato che il ricercato era rintracciato nell’abitazione di Grottammare della figlia, dove veniva arrestato e tradotto presso la Casa Circondariale di Ascoli Piceno.