Avevano tentato di attuare la tecnica del "cavallo di ritorno", usata dai criminali napoletani degli anni novanta, quando dopo aver sottratto un bene al proprietario, lo contattavano per proporgliene il riacquisto. Così M.A. e D.C.M. pensavano di ricettare il cellulare rubato e in loro possesso. Lo smartphone era stato bloccato dal proprietario e tramite un'applicazione, ad ogni accensione, l'apparecchio visualizzava sullo schermo un messaggio che permetteva un'unica funzionalità al cellulare: "chiamare il proprietario del telefono smarrito". I due malviventi ben avevano pensato di contattare quel numero e proporgli il "cavallo di ritorno". Per invogliare l'estorto a cedere, l'uomo e la donna avevano anche provveduto a precisare che tutti i contenuti del cellulare erano ancora integri ed il telefono era stato da loro custodito senza che avesse subito danni. Dopo un'iniziale resistenza, il proprietario ha ceduto alla richiesta estorsiva dichiarandosi disponibile all'incontro ed al pagamento di quanto richiesto. Il giovane italiano estorto non ha però voluto subire passivamente il reato, ma ha avvisato la Polizia di Stato chiamando la numerazione di emergenza 113. L'operatore ha immediatamente messo in contatto il ragazzo con il personale della Sezione Anti Rapina della Squadra Mobile. Gli investigatori, intervenuti sul posto in meno di 15 minuti, hanno preparato la dovuta accoglienza ai due estorsori, assistendo, non visti alla commissione del reato ed arrestando i due malviventi immediatamente dopo la consegna del telefonino e del pagamento del riscatto richiesto. Ristretti agli arresti domiciliari già da martedì 14 febbraio, questa mattina hanno subito l'interrogatorio del gip, che ha convalidato l'arresto e disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Rubano cellulare e chiedono denaro per restituirlo: arrestati dalla Polizia di Stato.
17/02/2017