Il 22 gennaio u.s., la Sezione Anticrimine del Commissariato distaccato di pubblica sicurezza di Montevarchi, al termine di una ulteriore attività di indagine riusciva ad identificare e segnalare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, C. M., del 1966, Melzo (MI) e residente in Osio Sotto (BG), in quanto autore di un ennesima truffa perpetrata a mezzo di internet ai danni di una cittadina di Montevarchi lo scorso Il 6 ottobre 2018.
Quest’ ultima, attratta da un inserzione pubblicata sul servizio di vendite online Subito.it, riguardante la vendita di un’auto per un importo superiore a 3000 euro, prendeva contatti con l’ inserzionista tramite l’ utenza cellulare indicata. Dall’ altra parte una voce femminile le riferiva che l’ auto stessa era già stata prenotata da altro acquirente ma che tuttavia se si fosse versato immediatamente un anticipo di euro 500,00 ci sarebbe stata la possibilità di acquistare un’altra auto simile.
Nella trattativa intavolata, le parti concordavano un versamento di caparra da versare su una carta prepagata intestata al marito della venditrice i cui estremi erano trasmessi via sms alla vittima che procedeva così al pagamento. Nonostante ciò invece di avere l’ avvio delle procedure di acquisto e consegna del bene la stessa riceveva invece una ulteriore richiesta di denaro. A tal punto la denunciante contattava telefonicamente la parte venditrice chiedendo, per poter procedere ad ulteriori versamenti, di vedere l’auto o almeno di conoscere la targa della stessa: al tenore assunto dalla conversazione la parte venditrice si dichiarava disposta a restituire il denaro già percepito. La denunciante provvedeva a fornire i dati di una carta dove poter procedere al riaccredito dell’anticipo senza tuttavia ottenere nulla. Nei giorni successivi la vittima provava ripetutamente a contattare telefonicamente la presunta venditrice senza tuttavia ricevere risposta. Nel contempo la parte offesa notava in vendita, sempre sullo stesso portale di vendite on-line, la stessa auto con alcune variazioni documentali.
Le indagini del commissariato relative all’ utenza telefonica utilizzata per la truffa portavano ad una cittadina pakistana di anni 30 residente nella provincia di Milano. Essendo quest’ultima sconosciuta in banca dati, sì presumeva che il relativo contratto fosse stato attivato mediante l’ utilizzo di documenti contraffatti. A questo punto le indagini si sono indirizzate al gestore del servizio di vendite on line dal quale venivano forniti gli estremi del terminale attraverso il quale era stato inserito l’ annuncio, nonché al gestore della posta elettronica corrispondente all’ indirizzo mail fornito ed infine sulla carta Poste pay utilizzata per conseguire l’ illecito profitto. E’ solo attraverso il controllo incrociato dei dati via via forniti ed il loro riscontro in banca dati che si riusciva ad identificare l’ autore materiale della condotta nonostante i nomi di comodo utilizzati ed il fatto che il suddetto una volta conseguito il profitto avesse anche provveduto ad estinguere la carta posta-pay. L’autore è poi risultato deferito per ben 17 volte per lo stesso reato in varie parti d’ Italia.
Arezzo, 24 gennaio 2019