La Squadra Mobile ha condotto nuovamente in carcere ieri mattina un pregiudicato albanese di 39 anni. Da almeno 5 anni perseguita la moglie maltrattandola e rendendole la vita impossibile.
Nell’anno 2015 viene condannato per ingiurie, minacce e lesioni nei confronti della giovane moglie, una ragazza anch’essa albanese 35 anni. La pena viene sospesa e l’uomo rimane in libertà. Nell’anno 2016 il Questore lo fa destinatario dell’ammonimento per violenza familiare ed a seguito di nuovi fatti viene condannato a sei mesi di reclusione che questa volta sconta in carcere a Torino.
Uscito per buona condotta ritorna ad Arezzo e ricomincia a perseguitare la moglie con telefonate anonime, aggressioni verbali, danneggiamenti, minacce di morte pedinamenti rendendo di nuovo la vita della giovane albanese un calvario.
All’esito dell’ennesimo episodio di persecuzione l’inverno scorso l’uomo viene arrestato dalla Squadra Mobile e dalle Volanti.
Rimesso in carcere passa qualche mese dopo che l’uomo viene ammesso agli arresti domiciliari presso la casa del fratello.
La sua rimane una ossessione però, deve farla pagare a quella donna che ritiene gli abbia rovinato la vita. Questa volta prende di mira anche il nuovo compagno della ragazza che insulta e pedina, cercando in ogni momento la propria vendetta.
La coppia però si è presentata immediatamente alla Squadra Mobile che con il tempestivo raccordo con la Procura della Repubblica ha rimesso le manette ai polsi dell’uomo portandolo presso la Casa Circondariale di Arezzo.
Rimane altissima l’attenzione della Polizia di Stato sui casi di stalking, maltrattamenti, violenza familiare e genericamente su tutti quegli odiosi reati commessi ai danni dei cosiddetti soggetti deboli.
Ormai quotidianamente gli operatori di polizia purtroppo affrontano reati d’odio commessi ai danni di mogli, fidanzate, genericamente donne sulle quali il proprio partner pensa di poter vantare un diritto di proprietà . Reati difficili da raccontare, che gravano la vittima di un peso emotivo molto spesso ingestibile, che implicano scelte difficili anche rispetto ai figli, al lavoro e all’indipendenza economica della vittima.
La speranza che la situazione possa cambiare, gli opprimenti sensi di colpa, i propri doveri nei confronti della famiglia, troppo spesso purtroppo impediscono alla donna di mettere un freno a quello che quotidianamente sono costrette a subire.
Oggi più che mai tuttavia le istituzioni hanno previsto una fitta rete per contrastare questo spregevole fenomeno sotto tutti i punti di vista.
La Polizia di Stato, già artefice della campagna informativa nazionale denominata “Questo non è amore”, volta a sensibilizzare il genere femminile sugli strumenti giuridici che lo Stato mette a disposizione contro questo tipo di reati, qui nella città di Arezzo ha stretto una forte collaborazione ormai da anni con l’Ospedale San Donato, con i Servizi Sociali Integrati e con le Associazioni come “Pronto Donna” che si occupano dell’assistenza materiale e psicologica delle donne vittime di maltrattamenti.
L’invito della Polizia di Stato è quello di denunciare sempre questo tipo di reati ed assieme ai tanti professionisti che operano nel settore sanitario e dell’accoglienza, trovare una soluzione immediata alla violenza di genere.