A partire dal mese di Dicembre 2013, la Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Rovigo, attraverso lo sviluppo di una notizia acquisita nell’ambito di una precedente operazione antidroga denominata “Cohiba”, ha posto l’attenzione su di un marocchino domiciliato a Lusia (RO), indicato quale attivo spacciatore al dettaglio di cocaina.
“L’interesse investigativo” posto nei confronti del magrebino, al quale si rivolgevano per l’acquisto della cocaina assuntori provenienti da tutta la provincia rodigina, consentiva agli investigatori di risalire, dopo pochi mesi, ai suoi canali di approvvigionamento: cocaina e hashish immessa sul mercato polesano provenivano dalle province di Milano, Modena e Mantova.
Il prosieguo dell’attività tecnica, concordata con l’Autorità Giudiziaria, consentiva di identificare i trafficanti di livello superiore, sempre di origine marocchina, che gravitavano, per la maggior parte, nei territori dell’Alto Polesine (Lendinara - Badia Polesine – Castelmassa), nella Bassa Veronese (Castagnaro - Villa Bartolomea – Legnago), nella Bassa Padovana (Masi – Megliadino San Vitale) e nella provincia di Mantova (Sermide – Ostiglia – Poggio Rusco).
In particolare, emergeva su tutti la figura di un cittadino marocchino, regolare, residente prima a Legnago (VR) e poi a Roverchiara (VR), che aveva intessuto una fitta rete di spaccio “all’ingrosso” nella campagna di Carpi di Villa Bartolomea (VR). Questi, avvalendosi di altri suoi connazionali (anche domiciliati nella provincia di Rovigo), si recava tutte le sere in una zona isolata della campagna di Carpi (nei pressi di un rudere abbandonato o nei pressi di un pagliaio – “nweder” in lingua marocchina) dove riceveva i suoi “clienti”, sia magrebini che italiani, ai quali cedeva partite di cocaina e hashish che per la loro quantità (la cocaina nell’ordine di quantitativi variabili dai 10 ai 200 grammi – l’hashish nell’ordine di quantitativi variabili dai 500 grammi ai 5 chilogrammi) erano destinati ad un successivo smercio al dettaglio. La droga veniva nascosta in aperta campagna e quindi, se rinvenuta, difficilmente poteva essere attribuita a chicchessia. L’accesso alla zona di smercio utilizzata dal soggetto marocchino, soprannominato “Il Nero” (proprio perché si muoveva solo di notte) era “blindata”: chi doveva accedervi doveva prima “accreditarsi” presso un suo diretto collaboratore e, solo successivamente, l’auto dell’acquirente veniva fatta accedere in una strada sterrata a fari spenti. La droga veniva consegnata dal “Nero” al suo collaboratore che provvedeva, subito dopo, a consegnarla al “cliente”.
Il proseguo delle indagini consentiva alla Squadra Mobile di arrestare in flagranza nr. 22 soggetti di nazionalità marocchina ed italiana e di sequestrare circa 100 kg. di hashish e circa 2 Kg. di cocaina. Tra gli arresti (molti erano “corrieri”), si rammenta:
- l’arresto avvenuto nel giugno del 2014 di una donna italiana proveniente da Milano con 10 chilogrammi di hashish, che in parte era destinata al “Nero”;
- l’arresto di due marocchini avvenuto a fine agosto 2014 con 400 grammi di cocaina appena acquistata da un connazionale a Castiglione delle Stiviere (MN);
- l’arresto di tre persone (un marocchino, un italiano ed una donna rumena) avvenuto a Rovigo nel gennaio del 2015 con oltre 4 chilogrammi di hashish, precedentemente acquistati a Modena da un magrebino domiciliato in quella città.-
Ma gli arresti più eclatanti in questa lunga indagine, che hanno peraltro consentito di individuare uno dei canali transnazionali di importazione della droga in Italia, sono senza dubbio quelli avvenuti nel porto di Genova il 9 febbraio 2015 e nel porto di Livorno il 21 febbraio 2015. Nel primo caso furono arrestati 3 corrieri marocchini che trasportavano, in due auto, 50 chilogrammi di hashish (nascosti in paratie saldate sul fondo del pianale dei veicoli stessi), mentre nella seconda operazione furono arrestati una donna ed un uomo, anche loro marocchini, che trasportavano sulla loro auto 25 chilogrammi di hashish sempre abilmente occultati in un doppio fondo ricavato sul pianale del mezzo. Tutti i corrieri, ed i veicoli, erano imbarcati su una motonave proveniente da Tangeri (Marocco).
Tra gli altri arresti effettuati dalla Squadra Mobile rodigina nell’ambito della medesima operazione, spicca proprio quello del “Nero”, avvenuto il 1° aprile 2015 in maniera rocambolesca. Per sfuggire alla cattura, il marocchino si era gettato all’interno di un fiume nella città di Legnago ma fu subito individuato e catturato. Nella sua abitazione furono trovati ben 1,2 chilogrammi di cocaina, con grado di purezza che superava il 90% e circa mezzo chilo di hashish.
Lo straordinario volume di elementi raccolti nel corso delle indagini e posti al vaglio del sostituto Procuratore dott.ssa Sabrina Duo’, ha permesso al GIP del Tribunale di Rovigo, di emettere:
- nr. 53 misure cautelari
- nr. 73 decreti di perquisizione
La ricostruzione dei volumi di droga trattata tra i vari soggetti (importata, acquistata e venduta) potrebbe essere quantificata in circa 400 chilogrammi di hashish e circa 30 chilogrammi di cocaina.
L’epilogo dell’operazione denominata “Taraqa” (termine usato spesso dai marocchini quale sinonimo di stupefacente e che in lingua magrebina significa “martello”) ha visto impegnati:
- nr. 360 operatori della Polizia di Stato (in ausilio alla Squadra Mobile di Rovigo, sono stati impegnati operatori delle Squadre Mobili delle province di Verona, Padova, Modena, Mantova, Vicenza, Bologna, Ferrara, Ravenna, Arezzo, Varese ed Aosta).
- nr. 8 Unità Cinofile Antidroga provenienti da Padova, Bologna, Ancona, Genova e Venezia
- nr. 27 equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine del Veneto, dell’Emilia Romagna Orientale ed Emilia Romagna Occidentale e della Lombardia
- nr. 1 elicottero del X Reparto Volo della Polizia di Stato di Venezia.
La Squadra Mobile di Arezzo, alle prime ore di questa mattina, ha rintracciato in Badia Tedalda, il cittadino albanese B. E., di anni 25, pregiudicato, detenuto agli arresti domiciliari, al quale è stata notifica l’esecuzione dell’ordinanza in argomento, nella quale viene disposto l’obbligo di presentazione alla P.G., ordine che entrerà in vigore al termine della detenzione domiciliare. Allo stesso, è stata eseguita, così come disposto dall’A.G. di Rovigo, perquisizione domiciliare che ha dato esito negativo per il rinvenimento di sostanze stupefacenti.
L’operazione è ancora in corso.