Si era reso autore di una tentata rapina a carico dell'ufficio postale sito a Senigallia in località Roncitelli, nel pomeriggio di lunedì 10 marzo 2014, ma, a distanza di pochi giorni, le serrate indagini condotte dal Commissariato di Polizia di Senigallia e coordinate dalla Procura di Ancona hanno consentito di dare un volto al soggetto, il quale, al termine delle indagini, è stato sottoposto provvedimento di fermo e condotto in carcere.
Infatti, di seguito al fatto avvenuto nella tarda mattinata di otto giorni fa, intervenuto il personale della Squadra Volante del Commissariato, unitamente al personale della Polizia Scientifica si procedeva ai primi accertamenti; venivano sentite le persone presenti presso l'ufficio postale e raccolte le prime descrizioni circa le modalità di svolgimento del fatto. Inoltre venivano effettuati gli accertamenti tecnici all'interno dell'ufficio postale.
Nella medesima giornata, anche con la collaborazione del personale del Commissariato di Polizia di Jesi e dei Carabinieri di Jesi , venivano sentite una serie di persone che in qualche maniera hanno rilasciato dichiarazioni, talvolta discordanti, che hanno consentito comunque di delineare un quadro più chiaro circa il contesto in cui si è verificata la rapina.
In particolare è emerso che il soggetto, che ha agito con volto travisato, ha posto in essere il tentativo di rapina recandosi a Senigallia con un'autovettura, Fiat Punto, di proprietà di una donna residente a Jesi la quale, a sua volta, aveva dato in prestito detto veicolo ad un altro soggetto di residente, di origini catanesi.
Risalendo nella catena dei possibili utilizzatori di tale veicolo sono stati identificati due soggetti fra cui tale Pavone Giuseppe, di anni 53, originario della provincia di Catania, ma da qualche tempo residente a Jesi dove ha terminato di scontare un lungo periodo agli arresti domiciliari per una condanna a sei anni di reclusione per reati contro il patrimonio ed in particolare anche per essersi reso autore di un'altra rapina.
Pertanto le indagini si concentravano su questo soggetto e si proseguiva nel precisare i contorni in cui era maturata la citata rapina .
Nel frattempo si accertava che alcuni segni lasciati dall'autore della rapina all'interno dell'ufficio postale erano compatibili con la persona del Pavone Giuseppe. Pertanto la competente Procura di Ancona raccolto tutto il materiale probatorio idoneo ad attribuire la responsabilità, per il delitto commesso, al Pavone Giuseppe, emetteva un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti del medesimo. Nel frattempo gli investigatori accertavano che il soggetto, forse consapevole dei rischi connessi alla sua azione delittuosa, unitamente alla propria compagna, si era allontanato da Jesi facendo perdere le proprie tracce.
Pertanto venivano attivati anche altri uffici di polizia sul territorio nazionale e si risaliva ad una sua recente presenza nel territorio di Reggio Calabria dove però si accertava nel frattempo il soggetto si era già trasferito verso la provincia di Catania, luogo di origine.
Dunque venivano attivati gli investigatori la Squadra Mobile di Catania e con l'importante ausilio di quell'ufficio venivano svolte le attività connesse al rintraccio di Pavone Giuseppe il quale veniva trovato mentre si intratteneva all'interno di un bar, di proprietà della famiglia, sito in Catania. L'uomo al momento del fermo da parte dei poliziotti non opponeva resistenza. Veniva dunque condotto presso gli uffici di polizia e successivamente tradotto alla casa circondariale di Catania.
Successivamente il GIP presso il tribunale di Catania convalidava il provvedimento di fermo applicando al Pavone, anche in relazione ai precedenti penali, la misura della custodia cautelare in carcere.