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Resoconto delle attività realizzate per la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le donne”

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donna

Nell’ambito delle iniziative collegate alla trascorsa “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e nel contesto della Campagna permanente “Questo non è amore” il Questore di Ancona Cesare Capocasa ha sottolineato l’impegno profuso nel corso dell’anno dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato della provincia.  L’obiettivo, mantenuto fortemente nel corso di questi ultimi mesi, è stato quello di prevenire quelle situazioni allarmanti di violenza che potevano sfociare in reati ancora più gravi come quelli di femminicidio. Va rilevato come i provvedimenti per c.d. codice rosso siano in costante aumento, segno della cresciuta sensibilità delle vittime a ricorrere alla denuncia. Nel corso del 2024 la Squadra Mobile della Questura di Ancona ha infatti deferito in stato di libertà 34 soggetti per reati di questo tipo genere. A questi dati si aggiungono tutte le situazioni relative alla medesima materia che l’ufficio di Polizia giudiziaria ha trattato ma per cui la segnalazione o notizia di reato origina altrove, ad esempio in Tribunale. Le situazioni inerenti ai reati rientrati nel c.d. Codice Rosso trattate dalla Squadra Mobile di Ancona nel corso dell’anno sono state oltre 100. Sono state eseguite, per i reati di Codice Rosso 25 misure cautelari, 1 misura civile di allontanamento dalla casa familiare e 5 esecuzioni pena. (ovvero con la materiale attuazione della pena nei confronti del condannato quando la sentenza di condanna diventa definitiva). Contemporaneamente la Divisione Polizia Anticrimine, nel corso dell’anno, ha allargato il proprio range di azione, predisponendo e notificando ben 76 Ammonimenti del Questore, 39 dei quali redatti per stalking, 30 per maltrattamenti in ambito familiare e ben 7 a carico di minori per atti di bullismo. Gli ammonimenti sono più che raddoppiati rispetto al medesimo periodo del 2023, e tale fenomeno è dovuto sia alla maggiore consapevolezza delle vittime oggetto di atti persecutori, sia per l’introduzione, con l’art. 3 del rinnovato  DL 93 del 2013 di nuovi reati c.d. spia (violenza privata, violenza sessuale, minaccia grave, maltrattamenti, percosse, revenge porn, etc) ) che possono fare scattare la misura dell’Ammonimento del Questore, misura che si pone attualmente dunque come un valido argine di prevenzione rispetto a quelle condotte violente poste in essere da soggetti maltrattanti. Il Questore di Ancona ha voluto infine favorire la divulgazione di una tipica storia di violenza affrontata con professionalità e passione dal personale della Sezione Omicidi e Reati contro la Persona, in pregiudizio dei Minori e Reati sessuali della Squadra Mobile di Ancona. “Questa è la storia di Chiara (nome di fantasia). Chiara è una ragazza solare, intraprendente, giovane, ma è cresciuta in fretta e ha dovuto comprendere presto cosa fosse la sofferenza. Pensava poi di aver trovato l’amore, ma anche il matrimonio non è andato bene. Nonostante tutto, Chiara riusciva a non farsi buttare giù. Si fidava delle persone, troppo… Conosceva di vista un ragazzo, la cerchia di amicizie comuni lo definiva: “lo scapolo d’oro”, ad indicare il tipo di uomo che sembrerebbe perfetto, di bell’aspetto, con un lavoro rispettabile e di una certa importanza, educato, brillante. Chiara lo conosceva da tempo ma non c’era mai uscita. Qualche giorno prima di quel giorno orribile, lui l’aveva contattata sui social. I due iniziavano a sentirsi, prendevano un caffè insieme, quell’uomo sarebbe potuto piacere a Chiara. Lui invitava Chiara a pranzo a casa sua, poi si sarebbero dovuti vedere con alcuni amici a casa del fratello. Chiara andava a quel pranzo, perché quell’uomo era conosciuto da tutti come una brava persona e lei si fidava di lui. Il pranzo andava bene e i due raggiungevano altri amici a casa del fratello di lui. Da lì la situazione si trasformava. Gli altri bevevano molto Chiara non si sentiva a suo agio. Finiva il vino, Chiara pur di uscire da quella casa, essendo l’unica persona lucida, si offriva di andarlo a comprare. L’uomo con cui era stata a pranzo proponeva di andare a prenderlo a casa sua e poiché aveva bevuto molto chiedeva a Chiara di accompagnarlo. Con loro andavano anche un amico di lui e un terzo uomo. Chiara era a disagio per la situazione creatasi nel pomeriggio ma era già stata a casa dell’uomo, con lei era stato gentilissimo, quindi non aveva timore di lui. Arrivato a casa sua, l’uomo si trasformava: da gentile diventava aggressivo e possessivo; intimava a Chiara di lasciar stare il telefono e facevo cenno ai due suoi amici che afferravano Chiara per le braccia e la trascinavano in camera. La buttavano sul letto e continuavano a tenerla ferma. Lei provava a divincolarsi, urlava ma nessuno l’aiutava. L’uomo che prima sembrava perfetto la spogliava e la stuprava violentemente, denigrandola. Terminato l’atto Chiara rimaneva lì inerme. Erano ancora tutti lì, lei temeva che potessero ricominciare. L’uomo che sembrava perfetto le intimava di non raccontare niente a nessuno e minacciava di morte lei e i suoi cari. Poi tutti uscivano da quella casa. Lei poteva scappare via. Chiara non sapeva cosa fare, cercava aiuto ma non lo trovava. Non credeva che potesse essere successo veramente a lei. Era terrorizzata. Voleva solo lasciarsi tutto alle spalle ma non poteva. Aveva il terrore che quell’uomo o i suoi amici la cercassero, lui le aveva detto che sapeva dove abitava e dove lavorava, conosceva i suoi familiari. Lei voleva solo poter dimenticare tutto. I dolori erano troppo forti e la costringevano nei giorni seguenti ad andare in ospedale, dove si vedeva costretta a raccontare l’accaduto. Partiva la denuncia e Chiara si ritrovava convocata negli uffici della squadra Mobile di Ancona. Non voleva assolutamente essere lì, era terrorizzata, piangeva e pur riferendo a grandi linee cosa fosse successo, ripeteva che non poteva fare denuncia perché aveva paura. Chiara pensava che non denunciando sarebbe riuscita a lasciarsi tutto alle spalle ma l’uomo che l’aveva violentata la contattava più volte e uno degli altri uomini che l’avevano tenuta la raggiungeva in più occasioni sul posto di lavoro, sempre con qualche pretesto. Questo gettava Chiara nel più tremendo sconforto. Pur non denunciando era in pericolo, erano in pericolo i suoi cari. Chiara non ce la faceva a riprendere una vita normale, aveva paura di tutto, anche di andare al lavoro. Lasciava il lavoro a tempo indeterminato, lasciava la sua città, momentaneamente si allontanava anche dai suoi cari, per la loro sicurezza; ma il terrore per l’incolumità propria e dei propri cari l’accompagnavano comunque. Non riusciva a dormire e quando provava a riposare, arrivavano gli incubi. Chiara intraprendeva un percorso psicologico presso le associazioni antiviolenza del territorio. Nonostante fosse terrorizzata, decideva di fidarsi di qualcuno e sporgeva denuncia, riconoscendo due dei suoi tre aggressori. Un altro è tuttora sconosciuto. Chiara ha dovuto affrontare ancora tanto…Inizialmente non riusciva a raccontare tutto quello che era avvenuto, si vergognava, si dava la colpa di essersi messa in quella situazione perché si era fidata della persona sbagliata. Pensava di essere una brutta persona, una persona che non valeva niente. Temeva di essere giudicata, cosa che purtroppo ancora a volte avviene perché c’è sempre qualcuno che dice: “se l’è cercata, perché è andata a casa sua?”. Ma Chiara è riuscita ad affrontare tutto, anche le lunghe giornate in Questura per fornire tutte le informazioni utili a ricostruire la sua storia e ad individuare chi l’aveva violentata. L’uomo che l’aveva stuprata e l’amico che l’aveva aiutato, sono stati sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere. Chiara ha dovuto poi affrontare le udienze, e ancora i giudizi, le domande per mettere in dubbio il suo racconto e soprattutto la sua persona. Chiara ha superato tutto. Il Tribunale ha recentemente condannato entrambi i suoi aggressori a 5 anni e 4 mesi. Ora Chiara è tornata a vivere, lavora, ha un compagno, è serena. Chiara è ancora in contatto con gli operatori di polizia e ha chiesto di poter essere di aiuto per altre donne che si trovano nella sua situazione. Queste sono le parole che Chiara mi ha scritto oggi 25 novembre: “Oggi è il giorno in cui riempite le vostre storie di monologhi sul consenso, di frasi sui femminicidi, sugli stupri, sulla violenza sulle donne. E io oggi decido di parlare, perché finalmente la giustizia si è espressa. 3 anni e mezzo fa venivo violentata da un uomo mentre altri 2 mi tenevano ferma. 3 mesi dopo uno degli uomini che mi teneva ferma mi cerca sul lavoro, terrorizzandomi. Sono costretta a lasciare il lavoro, sono costretta a lasciare la mia casa, sono costretta a lasciare la mia città. 6 mesi dopo l’uomo che mi aveva violentato mi scrive minacciandomi di nuovo. Poi la storia esce sui giornali, e i giornalisti scavano nella mia vita, cercano macchie e per assurdo scrivono solo su di me, e non sui miei violentatori. Quando la storia esce sui giornali, i commentatori dei social danno il loro meglio con le classiche frasi: se l’è cercata. Sì sì adesso lo accusa e prima sicuro ci stava. Chissà come era vestita. Chissà cosa ci faceva lì. L’avvocato della difesa durante il processo mi dice “ma su, era proprio necessario salire?” E “ma lei ha urlato?” E “ma lui parlava con tono scherzoso mentre la minacciava con il coltello”. Qualche amico o presunto tale che avrebbe potuto testimoniare si è tirato indietro dicendo “io non voglio entrarci in questa storia!” Davvero la violenza è solo quella che pensate voi? Non voglio compassione, io ora sto bene. Vorrei solo che gli uomini riflettessero. Che pensassero. Che cambiassero. Anche quelli che sono convinti di non aver mai violentato una donna. Mi piacerebbe che arrivassero due messaggi:

1- agli uomini, non tutti, molti, che non hanno idea di quante volte ci violentano anche solo con le parole.

2- alle donne. Non è facile, è un tunnel lungo e nero pieno di paura e di dolore, sembra che non finisca mai e invece alla fine si esce. Io oggi sto bene, e per quanto non dimenticherò mai nulla, la sera torno a casa serena, giro per la città serena, perché so che non mi possono più fare male”.

 

 

26/11/2024

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