Il bullismo può essere definito come una forma di prevaricazione, singola o di gruppo, che viene esercitata in maniera continuativa nei confronti di una vittima predestinata. Non fa riferimento ad un semplice comportamento aggressivo, ma a una vera e propria ESPERIENZA PERSECUTORIA.
Questo fenomeno odioso e diffuso anche tra i giovanissimi consiste in un abuso di potere premeditato e ripetitivo, diretto contro uno o più individui incapaci di difendersi a causa di una differenza di status sociale o di potere. Può essere declinato nelle seguenti categorie: Fisico, Verbale, Relazionale, Sessuale, Cyberbullismo.
Il cyberbullismo è una nuova forma di bullismo che può concretizzarsi con l’invio di sms, mms, @mail offensive o minatorie, divulgazione di messaggi via chat, offensivi per la vittima nonché mediante veicolazione di immagini ed altri contenuti all’interno dei social networks…
Principali manifestazioni di Cyberbullismo:
Flaming
● Battaglia verbale online di messaggi violenti e volgari tra due contendenti che hanno lo stesso potere e che si affrontano ad armi pari, per una durata temporale limitata. Se scontro alla pari non configura cyberbullismo;
Sexting
● Unione tra le parole sexual e texting, è l’invio di immagini e messaggi con esplicito riferimento sessuale attraverso smartphone o PC, con diffusione su app di messaggistica e/o socialnetwork;
Harassment
● Messaggi insultanti e volgari che vengono inviati ripetutamente nel tempo, attraverso l’uso del computer e/o dello smartphone;
Cyberstalking
● Molestare una persona attraverso dispositivi di comunicazione elettronica;
Sextortion
● Immissione su internet di messaggi e immagini sessualmente esplicite con finalità estorsive;
Challenges autolesionistiche
● Forma di attacco al corpo per mostrare il proprio coraggio a sé stessi e agli altri, in cui vince chi riesce a sopportare più lungo il dolore, il tutto documentato e diffuso online
HateSpeech
● La pubblicazione di contenuti a sfondo razzista o di incitamento all'odio sulle piattaforme digitali
Nella ricorrenza della giornata Internazionale contro Bullismo e Cyberbullismo la Polizia di Stato ricorda inoltre la possibilità riconosciuta anche ai minori, vittime di cyber bullismo di ottenere strumenti di tutela preventiva, attraverso il ricorso all’Ammonimento del Questore per condotte riconducibili al bullismo tramite social, strumenti di messagistica ecc.
La richiesta può essere presentata anche da minori infraquattordicenni, purché alla presenza dell’esercente la responsabilità genitoriale e/o tutoria, ed è finalizzata ad ottenere l’immediata cessazione di comportamenti vessatori attuati attraverso gli strumenti informatici e digitali, tanto diffusi tra i giovani. Il provvedimento, che può essere richiesto anche nei riguardi di un altro minore, non ha una durata specifica del provvedimento, ma cessa al raggiungimento della maggiore età dell’ammonito.
Fino a quando non è proposta denuncia o querela chiunque (anche l’insegnante) può attivare la procedura di ammonimento. Il minore infra quattordicenne viene convocato insieme ad almeno un genitore o al tutore. Gli effetti dell’ammonimento cessano con la maggiore età. L’istruttoria è finalizzata alla ricostruzione di un quadro indiziario che garantisca la verosimiglianza di quanto dichiarato dalla vittima.
A cosa serve l’ammonimento del Questore?
● Può evitare con tempestività che il contenuto diventi virale.
● Evita il protrarsi della condotta persecutoria.
● Sortisce l’effetto di far cessare episodi di cyberbullismo ancora embrionali o ai primi stadi.
L’importanza di questo strumento consiste nella possibilità di intervenire immediatamente a vantaggio delle vittime senza coinvolgere gli autori in un procedimento penale.
L’istituto è stato introdotto proprio dalla Legge n.71/2017, dedicata al suddetto fenomeno, nata dalla vicenda della dolcissima Carolina Picchio, la prima vittima di cyberbullismo, e la sua triste e celebre frase “le parole fanno più male delle botte” è rimasta indelebile eredità di una meravigliosa studentessa, che oggi non può raccontare la sua esperienza, perché i bulli, all’epoca, non furono fermati in tempo.
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