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LA POLIZIA A SCUOLA PER PARLARE DI BULLISMO

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FOTO DELL'INCONTRO CON GLI STUDENTI

IL QUESTORE DI ANCONA INCONTRA GLI STUDENTI DEL LICEO CLASSICO "VITTORIO EMANUELE II" DI JESI

Venerdì 10 febbraio il Questore di Ancona, Oreste Capocasa, insieme al Dirigente delle Volanti, V.Q.A. D.ssa Cinzia Nicolini e al Dirigente del Commissariato di P.S. di Jesi, V.Q.A. Michele Morra, ha incontrato gli studenti del Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Jesi per parlare di bullismo.

 

Il Questore ha conosciuto circa 90 studenti delle prime classi e in maniera semplice ma efficace ha raccontato con il linguaggio immediato proprio dei giovani alcuni episodi, tratti anche dalle cronache, del fenomeno del bullismo, un fenomeno che, purtroppo, colpisce più ragazzi di quanto si possa pensare.

 

Prendendo come spunto una famosa lezione di una maestra della scuola primaria, l’incontro è iniziato in maniera quasi provocatoria con due mele una appoggiata al centro della cattedra, e apprezzata per la bellezza  il profumo mentre la seconda  scelta per diventare, senza un reale motivo, bersaglio di insulti degli studenti, invitati a lanciare improperi al frutto e a schiaffeggiarlo e buttarlo a terra.

I liceali, dapprima, mostravano titubanza ma alle ripetute richieste incominciavano in un crescendo di improperi a trovare le parole più disgustose per descrivere la mela, tra le risate generali dei compagni.

Alla fine sono state tagliate in due entrambe le mele: quella preservata si mostrava chiara, fresca e succosa, quella disprezzata era rovinata e ammaccata all’interno.

 

“Questo miei cari amici – ha spiegato il Questore – è quello che succede a chi è vittima di insulti, molestie e derisione. Quando i ragazzi sono colpiti dal bullismo si sentono malissimo dentro anche se spesso non mostrano o raccontano quello che provano”.

 

Gli studenti sono rimasti in silenzio e hanno ascoltato con viva partecipazione le parole del Questore Capocasa che ha aggiunto: “di fuori le vittime del bullismo sembrano stare bene, proprio come la mela e se non l’avessimo tagliata in due  non avremmo capito quanto male le avevamo causato”.

 

Oltre a questo piccolo ma esemplare esperimento, sono state proiettate slide con filmati sul tema del bullismo per poi passare a spiegare ai giovani i reati connessi  a questo fenomeno e le conseguenze penali cui il bullo va incontro.

 

Grande spazio, poi, è stato dato al confronto, alle domande, ai consigli, ma soprattutto i poliziotti hanno ascoltato i racconti, talvolta rotti dal pianto, di alcuni studenti che hanno voluto condividere con i compagni, gli insegnanti e la Polizia  la loro esperienza.

 

Non aver paura di parlare, combattere l’indifferenza e l’isolamento, chiedere aiuto ai genitori, agli insegnanti e alla Polizia di Stato: tre azioni indispensabili per rompere i muri di violenza e di paura che crea il bullo.


14/02/2017

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