ECCO I RISULTATI DELLE VOLANTI DELLA QUESTURA NELLE ULTIME 24 ORE
Intervento rischioso per gli agenti delle Volanti che pur di fermare un autista in un evidente stato di ebbrezza non esitavano, questa notte, a mettere in pericolo la propria incolumità pur di salvaguardare il bene pubblico.
Succedeva verso le ore 02.00 di questa mattina quando due giovani, cittadini italiani di 30 e 28 anni, residenti in provincia, dopo aver trascorso una serata tra amici in un locale pubblico, bevendo oltre misura, decidevano di tornare a casa con la propria autovettura incuranti del fatto che l’alterazione psicofisica dovuta all’alcool non avrebbe permesso loro di guidare.
Un equipaggio di questa Squadra Volante, durante il controllo del territorio, notava i due giovani in corso Matteotti i quali con un’andatura alquanto barcollante ed incerta si dirigevano verso un’automobile utilitaria parcheggiata di fronte al marciapiede che percorrevano.
Intuendo che i due si sarebbero messi al volante, i poliziotti si avvicinavano al veicolo: il trentenne messosi alla guida non si accorgeva nemmeno della “Pantera” che ma con una partenza “a tutto gas” lanciava l’auto a forte velocità, zigzagando ed invadendo spesso l’altra corsia ove sopraggiungevano veicoli in senso opposto.
Immediatamente scattava l’allarme i poliziotti cercavano di fermare il veicolo intimandogli l’alt con la paletta.
L’autista non vedendo gli agenti e nemmeno i segnali luminosi e le sirene spiegate, continuava la sua folle corsa, fermata solo da un’altra auto delle Volante che pur di salvaguardare la circolazione stradale si posizionava al centro della carreggiata riuscendo, così a fermare l’uomo in Largo Cappelli.
Il trentenne alla guida veniva sottoposto all’alcool test che evidenziata un tasso alcolemico pari a 02,55g/l.
Dopo le formalità di rito veniva indagato in stato di libertà per guida in stato di ebbrezza con contestuale ritiro della patente.
Questa volta un pluripregiudicato residente nel comune di Torino, pur di trafugare denaro, si era inventata una fantomatica associazione in difesa delle persone emarginate e aveva scelto il parcheggio dell’Ospedale Regionale Umberto I di Torrette per accaparrarsi un fruttuoso bottino.
L’uomo, 45 anni, cittadino italiano, il quale aveva scontato in carcere una pena per furto aggravato minacce e reati contro la persona, era arrivato nel capoluogo dorico con il treno, convinto che la sua fama non avrebbe oltrepassato i confini del Piemonte.
Posizionatosi in prossimità dell’ingresso del nosocomio il quaratacinquenne con appuntato sul petto, tramite una spilla da balia, un ritaglio di carta riportante la sigla U.C.E. spiegava di raccogliere soldi “per tutte le persone emarginate del mondo”, snocciolando le numerose iniziative che avrebbe intrapreso con la raccolta dei fondi.
Un equipaggio della Squadra Volante, durante l’attività di pattugliamento del territorio, notava l’uomo che fermava ad una ad una le persone che cercavano di entrare nell’ospedale chiedendo insistentemente degli euro seguendo i malcapitati cercando di non mollare la presa.
Di fronte al diniego garbato dei cittadini, il malvivente non demordeva ma, anzi, alzava “la posta” accompagnando con gesti maleducati e improperi quanti si erano rifiutati di elargire soldi.
Subito intervenivano gli agenti che identificavano l’uomo.
Accompagnato presso gli Uffici della Questura veniva sottoposto ai rilievi foto dattiloscopici che ne confermavano le generalità e mettevano non solo in evidenza i precedenti penali ma anche i numerosi fogli di via obbligatori da varie città del nord Italia.
Dopo le formalità di rito l’uomo veniva ammonito e il Questore di Ancona ha firmato un foglio di via obbligatorio dal capoluogo.
Poco prima della mezzanotte di ieri un equipaggio della Squadra Volante rintracciava, finalmente, in piazzale Loreto una donna che si era allontanata da mercoledì 22 giugno dalla propria abitazione.
La donna, 46 anni, con problemi di salute, aveva perso il senso dell’orientamento e aveva girovagato per oltre 24 ore tra le vie cittadine.
Riconosciuta, gli agenti rassicuravano la donna e la tranquillizzavano.
Avvisati i familiari, veniva affidata alle loro cure.