Dopo anni di molestie alla sua ex, su ordine di carcerazione del G.I.P del Tribunale di Ancona, a seguito di indagini coordinate dal Sostituto Procuratore Di Cuonzo della Procura dorica, è stato tratto in arresto da personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Ancona, l’uomo che ha perseguitato una giovane donna che non voleva cedere alle sue avances e che per sottrarsi a quelle attenzioni morbose e possessive, dal sud Italia si era trasferita a lavorare nelle Marche ed aveva cambiato più volte numeri di telefono, luoghi di residenza e luoghi di lavoro nel tentativo di non farsi trovare dal suo aggressore.
La giovane aveva sporto diverse querele nel 2015, poi più volte nel 2016 e nel 2017, preoccupata perché il suo persecutore riusciva a raggiungerla sui social, ove aveva creato diversi falsi profili con il suo nome e le sue immagini sottratte dal profilo originale ovvero con immagini intime reperite in rete ma apparentemente riconducibili alla vittima, causandole ansia e disagio, anche per frasi offensive e volgari.
Non solo, lo stalker si “insinuava” tra le sue conoscenze e i suoi colleghi di lavoro, anche quelli che l’aggressore non doveva e non poteva conoscere, ed arrivava a lei ovunque andasse, piombando sul posto di lavoro ad infastidirla e a volerne compromettere l’immagine professionale, tanto da indurla a licenziarsi per il discredito che più volte le causava o tentava di causarle tra i colleghi e i datori di lavoro.
Aveva successivamente integrato la sua denuncia con nuovi fatti, preoccupata dall’atteggiamento sempre più invasivo dell’autore, al punto da dover essere seguita da un ausilio psicologico per riuscire a condurre un’esistenza normale. Infatti, neanche i ripetuti cambiamenti delle abitudini di vita , dei luoghi di lavoro e di residenza bastavano a tenere lontane le attenzioni del suo spasimante.
Tutti i fatti descritti, infatti, rientrano a pieno titolo e per i più disparati aspetti nelle ipotesi del reato di atti persecutori, o di stalking, come si è solito chiamarlo.
La scorsa estate l’autore, a conclusione delle indagini preliminari, è stato raggiunto da un avviso di garanzia, ma neppure il fatto di essere indagato in un procedimento penale ha fermato la sequela degli atti persecutori.
Proprio la pervicacia e l’incuranza con cui l’autore, un trentaseienne di origini e residente in Puglia, ha reagito alla notifica degli atti giudiziari, e al conseguente interrogatorio, persistendo nella sua condotta delittuosa, a sottolinearne la pericolosità sociale e l’incuranza dei provvedimenti giudiziali ha portato all’adozione il provvedimento di carcerazione