Incastrato da un’impronta lasciata su una bottiglia di liquore abbandonata in un capanno vicino alla scuola
Un vero e proprio incubo quello vissuto dalla vittima. Fu sorpresa in pieno giorno dal suo aggressore mentre svolgeva le ordinarie mansioni lavorative. L’uomo si era introdotto furtivamente all’interno della mensa della scuola, le aveva puntato un coltello alla gola minacciando di ucciderla e, dopo averla rapinata dei pochi contanti che aveva nel portafogli, l’aveva costretta a subire un violento rapporto sessuale.
La complessa attività di indagine, svolta dagli investigatori della Polizia di Stato specializzati in reati di violenza di genere e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ha portato all’identificazione dell’aggressore, sebbene nell’immediatezza sembrasse che l’uomo si fosse dileguato senza lasciare tracce.
L’accurata attività di sopralluogo con la Polizia Scientifica, partita dalla scena del crimine ed estesa all’area boschiva circostante, ha indirizzato l’attenzione degli inquirenti su un cittadino straniero che vive e lavora in quartieri di Roma distanti da quello dell’aggressione.
Su una bottiglia di liquore, sequestrata dalla Squadra Mobile in un capanno nelle vicinanze dell’Istituto religioso, è stata isolata un’impronta che, comparata nella banca dati, è risultata appartenere al cittadino nigeriano, foto segnalato al momento del suo ingresso in Italia.
I successivi accertamenti sulle tracce biologiche rinvenute sui reperti sequestrati nell’immediatezza dell’efferato crimine, compiuti dal Servizio di Polizia Scientifica, hanno ricondotto al profilo genetico di un individuo maschile, che è perfettamente concordante con quello di G.E. per il quale, stamattina, si sono aperte le porte del carcere.