LABORATORIO TESSILE CINESE UN ARRESTATO, SETTE CLANDESTINI LAVORO NERO E NESSUNA IGIENE
Nel pomeriggio di venerdì 03 aprile, nella zona artigianale di via Veneziani, la Polizia di Stato e la Polizia Municipale hanno effettuato l’accesso in un laboratorio tessile che confeziona prodotti di abbigliamento per noti brand della moda .
Il laboratorio, dai primi accertamenti effettuati presso la Camera di Commercio, è risultato regolarmente iscritto, come impresa individuale intestata a un cittadino cinese di anni 38,con la ragione sociale “ confezione di accessori e abbigliamento”.
Al suo interno venivano sorpresi 18 cittadini cinesi, di cui nove regolari sul territorio nazionale e gli altri privi di documenti .
Il laboratorio, ubicato all’interno di un capannone, si presentava in pessime condizioni igienico sanitarie, con la presenza di numerosi banchi di lavoro dotati di circa 40 postazioni con macchine da cucito professionali circondati da cumuli di tessuti pronti per la lavorazione, da capi di abbigliamento (completi abito, camice, giacche, pantaloni di diversa fattura e taglie diverse) e da numerosi scatoloni già imballati per la spedizione. I predetti capi riportavano etichette di noti brand della moda e relativo cartellino prezzato 90/100 euro.
Nella struttura principale e locali attigui sono stati ricavati abusivamente numerose stanze adibite a dormitorio, alcune prive di finestre, una zona dedicata alla preparazione di pasti e un servizio igienico in precario stato di manutenzione e pulizia .
L’intera merce confezionata con i marchi rinvenuti veniva sequestrata dalla Polizia Municipale per un totali di 668 capi di abbigliamento e trasferita in un deposito per le successive attività peritali tese a verificare l’autenticità dei marchi nonché la composizione dei tessuti.
Il capannone adibito a laboratorio veniva chiuso provvisoriamente per 5 giorni a norma dell’art. 4 co. 4 del D.L. 19/2020 , in attesa dell’applicazione della sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’attività da parte del Prefetto.
I 9 cittadini cinesi privi di documenti venivano accompagnati presso gli uffici della Questura per sottoporli ad accertamenti identificativi e rilievi foto-dattiloscopici .
Al termine delle verifiche dell’Ufficio Immigrazione, emergeva che uno di loro risultava regolare in quanto richiedente asilo, mentre altri sette, clandestini, venivano deferiti all’A.G. per la violazione dell’art. 10 bis D.Lgs. 286/98, con immediata notifica del decreto e ordine di espulsione.
L’ultimo, colpito da ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica di Bergamo, veniva arrestato e tradotto presso la Casa Circondariale.
Tutti i cittadini cinesi identificati venivano sanzionati per aver violato le misure previste dal DPCM, in particolare per non aver rispettato le distanze interpersonali di sicurezza.
Il legale rappresentante della società “Perfetto confezioni di Mao Yongjun” è stato indagato per sfruttamento della manodopera clandestina e favoreggiamento della presenza di cittadini irregolari in Italia.
L’attività è tutt’altro che conclusa, sono in atto accertamenti da parte di altri organi con competenze specifiche, INPS, Direzione Provinciale del Lavoro, Dipartimento di Sanità sulle norme igienico-sanitarie e Vigili del Fuoco.
In relazione a quanto riscontrato all’interno ed all’esterno dei locali si può ipotizzare che i lavoratori impegnati fossero più di quelli presenti al momento dell’accesso, atteso il numero delle postazioni di lavoro e dei posti letto.
Il Questore: “ Si tratta di attività delittuose che pregiudicano la salute e il lavoro quali diritti costituzionalmente garantiti e pertanto devono essere colpite con assoluto rigore, vieppiù nell’attuale emergenza epidemiologica di rilevanza internazionale che ha richiesto l’adozione di misure eccezionali di contenimento del contagio sia in riferimento alla circolazione delle persone che all’esercizio delle attività commerciali e aziendali ” .