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Giovanni Palatucci, lo "Schindler italiano"

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Il ricordo della città di Verona in occasione del centenario della nascita dell'indimenticato Questore di Fiume

Si è celebrato questa domenica 31 maggio il centenario della nascita di Giovanni Palatucci, indimenticato Questore di Fiume, che salvò la vita ad oltre 5000 ebrei.

Il Comune di Verona e la Questura, ne ricorderanno la figura il 10 febbraio 2010 con un importante convegno che si svolgerà al Palazzo della Gran Guardia e con l'intitolazione del tratto di strada a ridosso dell'Adige di fronte alla Questura.

Nato a Montella, in provincia di Avellino, nel 1909, dopo la laurea in Giurisprudenza all'Università di Torino, Palatucci decide di trasferirsi a Genova per formulare la promessa di Volontario Vice Commissario di Pubblica sicurezza.

Fin dal primo incarico, alla Questura di Genova, si rivela un funzionario scomodo: non accetta le ingiustizie che vede intorno a sé, tanto da essere trasferito alla Questura di Fiume, dove assume l'incarico il 15 novembre 1937.

Ma quella che doveva essere una punizione offre a Palatucci l'opportunità di concretizzare uno straordinario piano umanitario.

A Fiume diventa responsabile dell'Ufficio Stranieri, un'esperienza che lo avvicina alla comunità ebraica. Nella Questura di Fiume Palatucci inizia a organizzare una rete di collaboratori per soccorrere gli ebrei in maggiore pericolo. Fornisce loro documenti falsi in modo che possano fuggire in Svizzera o Israele, oppure li aiuta a partire, via mare, verso le coste del Meridione.

Quando le disposizioni del regime fascista ordinano che gli ebrei stranieri vengano internati in speciali campi isolati, Palatucci riesce a confinare gli ebrei di Fiume in un campo molto particolare, a Campagna in provincia di Salerno, nel territorio della diocesi dello zio vescovo, Giuseppe Maria Palatucci.

Successivamente, con la creazione della Repubblica Sociale e il disfacimento dell'esercito italiano, Palatucci rimane solo nella sua città a rappresentare l'Italia che non vuol essere complice dell'Olocausto e distrugge il materiale relativo agli ebrei custodito negli archivi della Questura. In questo modo il giovane commissario riesce a scongiurare le retate naziste che avrebbero destinato gli ultimi ebrei a morire nei forni crematori dei lager.

Rifiuta però di rifugiarsi nella Confederazione Elvetica, come gli suggerisce il console svizzero, per non «abbandonare nelle mani dei nazisti gli italiani e gli ebrei di Fiume».

Il 13 settembre 1944, Palatucci viene arrestato su ordine del tenente colonnello delle SS Kappler e rinchiuso nel carcere di Trieste, quindi il 22 ottobre è trasferito nel campo di sterminio di Dachau.

Il 10 febbraio 1945, a pochi mesi alla fine della guerra, il nome di Palatucci si aggiunge alle migliaia di vittime dello sterminio nazista.

Nel 1990 lo Yad Vashem, il museo della Shoa di Gerusalemme, gli conferisce la medaglia di "Giusto tra le nazioni" e nel 1995 lo Stato italiano la Medaglia d'oro al Merito Civile e alla Memoria.

Nel 2000 il Vicariato di Roma ne apre il processo di beatificazione, mentre Papa Giovanni Paolo II lo annovera tra i martiri del XX secolo.


01/06/2009

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