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La Polizia di Stato arresta una banda di rapinatori: avevano rapinato 150 mila euro alla “Biverbanca” di Caresanablot con la complicità del Direttore pro tempore della filiale

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Si è conclusa l’operazione “Au revoir”, con la quale la Polizia di Stato di Vercelli ha assicurato alla giustizia – per mezzo di quattro custodie cautelari in carcere ed una misura cautelare degli arresti domiciliari - cinque soggetti responsabili della rapina compiuta il 21 giugno scorso all’istituto bancario “Biverbanca” di Caresanablot (VC).

Quel pomeriggio, infatti, un individuo con il volto travisato da un casco integrale da motociclista di colore nero con strisce rosse, armato di “taser”, commetteva una rapina ai danni dell’istituto bancario “Biverbanca” di Caresanablot (VC). Nella circostanza, faceva ingresso all’interno dell’istituto approfittando degli istanti in cui i due dipendenti - un uomo (che si scoprirà poi essere un complice) e una donna - terminato l’orario di lavoro, si accingevano ad uscire dalla struttura. Il malvivente, all’apertura della porta girevole, spingeva con violenza i due soggetti all’interno dell’edificio e sotto la minaccia del taser li obbligava a disinserire l’allarme e, successivamente, ad aprire la cassaforte dalla quale prelevava € 150.000 in contante. Si allontanava salutando in francese: “Au revoir!” – da qui il nome dell’operazione.

Le immediate ricerche del malvivente davano purtroppo esito negativo.

La Squadra Mobile di Vercelli, intervenuta sul posto, si metteva sin da subito alla ricerca di elementi utili per la prosecuzione dell’indagine: si procedeva così all’acquisizione di tutti le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, in particolare quelli del comune di Caresanablot. Grazie all’attenta visione delle immagini si riusciva ad individuare il mezzo da cui era sceso e poi risalito il rapinatore:  un furgone, un Opel Vivaro di colore scuro, affiancato da una Citroen C3 di colore bianco che fungeva da “staffetta e sentinella”. Tuttavia le immagini non premettevano di scorgere né i volti dei malviventi né tutti i numeri di targa.

Solo una serie di certosini ed accurati accertamenti incrociati, effettuati con le concessionarie e le banche dati in possesso delle forze dell’ordine, permettevano di risalire ai due proprietari ed utilizzatori dei mezzi utilizzati per la rapina.

Da qui iniziava un’attività tecnica d’intercettazione telefonica ed ambientale, che permetteva di identificare la banda composta da cinque soggetti che, ciascuno con responsabilità diverse, aveva preso parte a tale attività criminosa.

Si tratta di

- Zocco Pietro, classe 68, nato a Pachino (SR), residente a Vercelli, con il ruolo di “staffetta” ed intermediario;

- Bettini Salvatore, classe 81, nato a Messina, residente a Vercelli, con il ruolo di “staffetta”, organizzatore del colpo ed intermediario con il basista;

- Martinotti Roberto, classe 59, nato a Casale Monferrato, residente a Caresanablot, dipendente facente funzioni di direttore della banca in questione, con il ruolo di “basista”;

- Coppola Franco, classe 70, nato a Potenza, residente a Masserano (BI), con il ruolo di “staffetta” ed intermediario;

- Iadanza Silvio, classe 89, nato a Benevento, residente a Montesarchio (BN), esecutore materiale della rapina.

Tutti i soggetti, eccezion fatta per Iadanza Silvio, hanno precedenti di polizia ed alcuni di loro sono stati anche già condannati per reati contro la persona e contro il patrimonio.

Non solo, una volta commessa la rapina, la banda aveva cercato di compiere un nuovo colpo.

Più nello specifico, si è appurato che il gruppo criminale, dopo il colpo del 21 giugno, si era nuovamente composto in questa provincia per perpetrare una nuova rapina, questa volta nella villa di un facoltoso soggetto, sempre sulla base di informazioni fornite dal direttore pro tempore dell’istituto bancario che quindi, oltre a “vendersi” la propria filiale aveva deciso di “vendersi” anche un importante cliente ed amico: per motivi organizzativi la rapina in villa però non venne più realizzata ma, nonostante ciò, Iadanza Silvio, prima di fare rientro in Campania, decideva comunque, da solo, di tentare un nuovo colpo presso la stessa banca dove aveva già operato, sempre utilizzando come arma il taser, in modo da non tornare a mani vuote a casa.

Quel giorno, però, il 27 luglio, ad attenderlo c’erano gli uomini della Squadra Mobile di Vercelli che seguivano le mosse dei delinquenti oramai da tempo. Dopo essere stato tratto in arresto, Iadanza Silvio decideva di rendere dichiarazioni che confermavano il quadro indiziario sopra descritto; inoltre, grazie alle sue confessioni si riusciva a rinvenire e sequestrare, all’interno di uno scooter lasciato in custodia dal direttore pro tempore ad una ditta della provincia, la somma di 17.000 euro, denaro provento della rapina.

Lo stesso forniva poi ulteriori indicazioni che consentivano di rinvenire, nei pressi di un giardino pubblico, celata tra i rovi, una pistola a tamburo cd. “a salve”,  calibro 380 – 9 mm. K, marca “OLIMPIC 38”, modificata ed in grado di sparare quasi come una normale pistola, probabilmente da utilizzarsi nella rapina in villa andata a vuoto.

Vista la fattiva collaborazione del malvivente, una volta convalidato l’arresto, veniva disposta nei sui confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari nel suo paese, a Montesarchio (BN).

Qualche giorno dopo si procedeva al fermo di Coppola Franco; infatti in data 9 agosto la Procura di Vercelli disponeva nei suoi confronti un fermo di indiziato di delitto, a causa dell’imminente pericolo di fuga: dalle intercettazioni si era appreso che era in procinto di dileguarsi e partire per il Marocco, paese di origine della moglie. Catturato nella sua abitazione, il fermo veniva poi convalidato e disposta la misura cautelare in carcere.

Anche lui ammetteva in pieno le proprie responsabilità.

Per i restanti tre rapinatori della banda si è proceduto in data 20 agosto dando esecuzione alle misure cautelari di custodia in carcere, emesse in data 16.08.2016 dal G.I.P. presso il Tribunale di Vercelli, Dott.ssa Giulia Pravon, nel frattempo richieste dal P.M. titolare delle indagini, Dott. Davide Pretti.

Mentre Martinotti Roberto e Bettini Salvatore sono stati catturati nelle loro abitazioni di Vercelli, Zocco Pietro è stato arrestato dagli uomini della Squadra Mobile vercellese in un albergo di Rimini dove era in vacanza con la famiglia e poi successivamente condotto presso gli uffici della Questura di Vercelli.

Le perquisizioni eseguite hanno permesso, per ora, di recuperare la somma di 25.000 euro, provento della rapina. In più sono state sequestrate, le schede telefoniche utilizzate per le telefonate inerenti l’attività criminosa e carte prepagate dove si ritiene che i malviventi abbiano depositato parte del loro provento.

 

 

                                                                  

 

     Vercelli, 25 agosto 2016

 


25/08/2016

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