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Squadra Mobile – OPERAZIONE “ALL IN THE FAMILY” - esecuzione di nr. 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a carico di cittadini Albanesi dimoranti in Italia e dediti allo spaccio di cocaina e marijuana.

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Squadra Mobile

Tra la tarda serata del 15 gennaio e la mattinata del 16 gennaio c.a. personale della Squadra Mobile, a conclusione di un’intensa attività info-investigativa, supportata da presidi tecnologici e coordinata dalla Procura della Repubblica di Varese Dott. Massimo POLITI, ha dato esecuzione a sei Ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP di Varese Anna GIORGETTI, a carico dei cittadini Albanesi M. L. di anni 34 pluripregiudicato, M. O. di anni 30 pluripregiudicato, M. D. di anni 24 pregiudicato, M. A. di anni 33 pregiudicato e X. A. di anni 27 pregiudicato, tutti indagati per il reato di spaccio continuato e in concorso, di cocaina e marijuana.

Le indagini hanno tratto origine nell’ambito degli accertamenti eseguiti a seguito del rinvenimento del cadavere di un giovane cittadino albanese avvenuto il 23 dicembre 2016, all’interno di un'abitazione sita a Varese in via Robbioni, accanto al quale vi era un sacchetto contenente sostanza stupefacente. La perquisizione domiciliare consentiva altresì il rinvenimento di ulteriori 20 kg di una sostanza che nel prosieguo delle indagini è risultata sostanza da taglio per eroina. L'attenzione investigativa coordinata dalla Procura della repubblica di Varese (Dott. Massimo POLITI), finalizzata a ricostruire il contesto nel quale era avvenuto il decesso, veniva da subito rivolta alla verifica della posizione di tutte le persone che avevano avuto contatti con il deceduto soprattutto nei giorni immediatamente prima di morire. In tale contesto emergevano diversi collegamenti della persona trovata priva di vita con altri cittadini Albanesi, in parte già conosciuti dagli investigatori perché ben inseriti negli ambienti dello spaccio di sostanze gli stupefacenti. Gli approfondimenti si concentravano, in particolare, su un cittadino albanese M.L. sul quale erano fondati motivi di ritenere che, seppur non direttamente coinvolto con il decesso, fosse inserito in un importante “giro” di spaccio di cocaina a Varese e in provincia, circostanza supportata dall’uso di un’utenza attivata con i documenti rubati a una donna italiana). Venivano pertanto avviate le intercettazioni telefoniche che consentivano di acquisire, in poco tempo, numerosi elementi comprovanti l’attività di spaccio di cocaina posta in essere dal predetto soggetto insieme a un suo connazionale M.O..

Venivano accertate, in particolare, centinaia di contatti verso tale utenza, tutti omogenei tra loro per tenore, linguaggio e durata, tali da essere ritenute conversazioni in un codice convenzionale precostituito e collaudato tra gli spacciatori e i “clienti” sotteso alle cessioni di sostanze stupefacenti al minuto, unica spiegazione plausibile. L'attività di ascolto consentiva di accertare che i due cittadini albanesi erano in grado di parlare con ottima padronanza la lingua italiana e, in particolare, che gli acquirenti erano tutti cittadini italiani, soliti a chiamare i loro interlocutori con soprannomi.

Proprio grazie a questa abitudine gli investigatori riuscivano ad avere conferma dell’identità del principale indagato, M.L., soggetto noto alla polizia e pluripregiudicato per reati in materia di stupefacenti, da sempre appellato dai propri acquirenti quale "il Biondo", "il Tedesco", in alcuni casi addirittura "Hitler", per le proprie caratteristiche somatiche che ricordano quelle tipiche dei cittadini della Germania. Dall'analisi delle celle telefoniche e dagli orari di aggancio si accertava che i due avevano stabilito il proprio centro di interessi nel Comune di Gazzada Schianno.

Gli agenti sella sezione antidroga, grazie alle indagini effettuate, riuscivano a interrompere l’attività delittuosa l’11/04/2017, giorno in cui i due cittadini albanesi venivano intercettati nei pressi della loro ufficiosa dimora in Gazzada Schianno e arrestati, nonostante un tentativo di fuga, perché trovati in possesso di 214 grammi di cocaina e la somma complessiva di € 8.550,00 e di CHF 300 di sospetto provento di spaccio. La successiva meticolosa ricostruzione dell’illecita attività posta in essere dai due stranieri, faceva emergere due particolari significanti: un ormai consolidato modus operandi in cui lo spacciatore trasportava con sé poche confezioni da 0.5 grammi di cocaina per volta così da eludere eventuali controlli su strada e, in caso di perquisizione, di evitare l’arresto in ragione della detenzione di stupefacenti in modesta quantità, il sodalizio disseminava in numerosi punti della città e provincia barattoli in vetro opportunamente occultati tra la vegetazione, contenenti le dosi già preconfezionate di cocaina. Ulteriori elementi emersi, già riscontrati in passato, sono l’utilizzo della medesima utenza da parte di entrambi, indicata come il numero “del lavoro” e la stessa autovettura così da dare un preciso riferimento ai diversi consumatori, anche se occasionali o nuovi. In ultimo gli appuntamenti venivano concordati ogni volta nei medesimi posti (aree di parcheggio, perlopiù in prossimità di insediamenti industriali o commerciali, distributori di benzina, qualche bar o pubbliche vie), pressochè anonimi, di scarso passaggio e pertanto di limitata attenzione. Quanto ipotizzato e sopra descritto, è stato altresì confermato dalle dichiarazioni rese dai diversi acquirenti escussi a verbale. Nelle more dell’arresto, veniva comunque parzialmente intercettato anche il fornitore dei due, grazie al veicolo in suo uso notato vicino alla macchina degli indagati e che poi si accertava in occasione di un incontro finalizzato allo scambio di stupefacenti.

Si trattava di X.A. loro connazionale X. A., gravitante nella zona di Venegono Superiore.

A seguito dell’arresto emergeva il coinvolgimento nell’attività criminale del fratello di M.L., M.D. di 24 anni. Il fratello più piccolo, malgrado l’età, dimostrava una professionalità da veterano rimettendo in piedi il giro di affari interrotto con l’arresto del fratello in una settimana, periodo in cui riallacciava tutti i contatti con i diversi consumatori e proseguito l’attività delittuosa. Non potendo agire da solo, data la mole di richieste da soddisfare immediatamente si avvaleva della collaborazione di un connazionale “fidato”, trovandola nel cugino M.A.. Emergeva da subito come il coinvolgimento di M.A. non era occasionale ma lo stesso era perfettamente inserito nelle attività illecite in quanto, a parte i materiali esecutori, nulla cambiava nelle modalità con cui avveniva lo spaccio di stupefacenti, rimanevano invariati prezzi e luoghi di spaccio. Usava persino gli stessi soprannomi del fratello quasi a elevarli a un marchio di fabbrica che garantisse servizio e qualità della cocaina a clienti ormai fidelizzati nel tempo dal congiunto. Tale situazione proseguiva fino all’arrivo di un nuovo aiutante, in gergo “cavallino”, dall’Albania identificato per M. K., sempre con lui imparentato. Questi, dopo essere stato istruito sulle modalità dello spaccio e sulle strade di Varese e provincia, iniziava a pieno regime la collaborazione. La attività rimessa in piedi veniva interrotta definitivamente il successivo 08/06/2017, con l’arresto di M. D. e M. K., perché trovati in possesso di oltre 50 grammi di cocaina. Nel corso dell’attività, ogni qualvolta i poliziotti riuscivano a individuare il luogo ove veniva occultata la droga (c.d. imbosco n.d.r.), lo stupefacente veniva sequestrato e tali attività, nel complesso, hanno permesso di sottrarre agli spacciatori all’incirca 500 grammi di cocaina. L’intero quadro probatorio, è stato ritenuto ampiamente sufficiente dal P.M. titolare delle indagini, dott. Massimo Politi per chiedere le misure cautelari poi concesse dal G.I.P. ed eseguite dalla Squadra Mobile la sera del 15 gennaio scorso.

 

 


17/01/2018

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