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MODICA: ATTIVITA’ DI CONTRASTO DELLA POLIZIA DI STATO ALLE TRUFFE LEGATE AGLI ACQUISTI VIA INTERNET DURANTE LE FESTIVITA’ NATALIZIE. DENUNCIATE ALTRE TRE PERSONE CHE OPERAVANO IN TUTTA ITALIA

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truffe online

La Polizia di Stato di Modica continua a ricevere denunce da parte di utenti i quali attraverso la rete informatica, nuova frontiera della criminalità, sono vittime di truffa. Le vittime vengono attirate da inserzioni di vendite di oggetti a basso costo, adescati e sicuri di concludere un ottimo affare e si ritrovano vittime di truffa ad opera di individui ormai avvezzi a tale tipologia di reati ed esperti nel carpire la fiducia dei compratori, fornendo dati personali che poi si scopriranno del tutto fasulli.

Personale specializzato del Commissariato di Modica, stante la recrudescenza di tale tipologia di reato soprattutto in questo periodo di festività ove maggiori sono gli acquisti via web, hanno implementato le attività di controllo.

Gli internauti, via whatsApp o via email, generalmente di giovane età, benché ormai consapevoli della realtà delle truffe nel settore, continuano a cadere nella rete e a rimetterci somme di denaro.

Le indagini della Polizia hanno portato alla denuncia all’A.G. a carico di tre soggetti, di cui uno originario e residente nella provincia di Foggia, il quale aveva posto in vendita nr.4 cerchi in lega per autovettura, intascando 350,00 euro e rendendosi irreperibile. Proprio il predetto I.N. di anni 50, con pregiudizi di Polizia, pur di non essere individuato, ha utilizzato per il contatto con la vittima un’utenza intestata ad uno straniero, su cui sono ora concentrate ulteriori indagini al fine di verificare se questi sia complice del reato.

Altra vittima si è identificata in un soggetto il quale ha ricevuto un messaggio sulla propria utenza mobile in cui veniva invitato ad aggiornare le credenziali del suo conto corrente postale. Quasi in contemporanea la vittima riceveva una telefonata da un’utenza fissa della capitale, il cui interlocutore lo avvertiva che a causa di un disguido tecnico il codice non era stato inviato. Il titolare del conto postale ha seguito le indicazioni del suo interlocutore e dopo l’interruzione della comunicazione verificava sul suo conto l’ammanco di 2,650,00 euro.

 

Ancora, una giovane ventenne da circa un mese contattava con un suo coetaneo dall’accento del nord Italia tramite whatsApp: questi pubblicizzava la vendita di una consolle giochi , ultimo modello e al fine di concludere l’affare gli forniva il proprio codice fiscale e addirittura una sua foto. La vittima spediva l’importo di 192,00 euro e per  essere rassicurata dell’avvenuta spedizione gli veniva inviata una foto raffigurante i dati del tracciamento del pacco . Trascorsi i giorni senza avere notizie e senza poter rintracciare il giovane venditore, la vittima si recava  presso un’ ufficio postale di questo centro al fine di avere notizie della spedizione; gli veniva risposto che quel codice , da circa cinque anni,  non era più valido. Alla vittima non rimaneva altro che farsi accompagnare dal genitore a denunciare l’accaduto, fornendo il codice fiscale dell’autore del raggiro, che risultava persona diversa da quella del giovane raffigurato nella foto inviatagli precedentemente.  

 

Varie sono ancora le denunce in fase di trattazione, da parte della Polizia di Stato in quanto è necessario espletare i dovuti accertamenti presso gli enti che hanno emesso le carte di credito e presso le varie compagnie telefoniche; si è anche in attesa di ricevere accertamenti espletati da altri uffici di Polizia dislocati in più regioni d’Italia al fine di individuare i reali possessori dei titoli di credito su cui sono stati eseguiti gli accrediti da parte degli ignari acquirenti.

La Polizia di Stato rinnova sempre l’invito all’utenza ad usare la massima prudenza in occasione di acquisti online, rivolgendosi ai siti che offrono maggiori garanzie ed  utilizzando modalità di pagamento protette contro le truffe. Soprattutto si ribadisce di non fornire ad alcuno, via filo o via email, i dati del proprio conto corrente ed il proprio PIN di accesso (c.d. phishing). Recarsi di persona, in caso di comunicazioni di tali dati, e non fidarsi di telefonate o comunicazioni di chi magari è già in possesso di parte di dati personali della vittima.  


31/12/2018

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