Questura di Pordenone

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La Polizia di Stato smantella baby gang che agiva contro coetanei e adulto disabile. Eseguite misura cautelare e perquisizioni

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Squadra Mobile

La Squadra Mobile della Questura di Pordenone ha dato esecuzione nella serata di ieri all’ordinanza di misura cautelare con perquisizioni a carico di un minorenne, indagato unitamente ad un coetaneo, a vario titolo, per i reati di tentata rapina pluriaggravata,  tentata estorsione in concorso, spaccio di sostanze stupefacenti, truffa e appropriazione indebita, provvedimento restrittivo richiesto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Trieste e disposto dal procedente G.I.P.

I provvedimenti hanno colpito il “capo” del gruppo, un 15enne  raggiunto dalla misura cautelare del collocamento in comunità; con lui già coindagato in stato di libertà un 16enne, entrambi residenti in provincia.

L’indagine della Squadra Mobile della Questura di Pordenone si è sviluppata nell’ambito delle attività volte ad infrenare il fenomeno della delittuosità da parte di gruppi o bande giovanili composte quasi esclusivamente da minorenni, che nel periodo ricompreso tra febbraio-maggio corrente anno, avevano fatto registrare episodi di violente aggressioni in questo capoluogo, riconducibili ad uno stesso gruppo di adolescenti.

In particolare, si accertava come la baby- gang in argomento si fosse accanita contro una persona adulta disabile con invalidità al 60%, che era divenuta il loro “bersaglio”, come investigativamente poi accertato. Infatti venivano riscontrati almeno due gravi episodi commessi nelle vicinanze del Luna park cittadino, allorquando la vittima veniva dileggiata, oltre che spintonata e presa a calci e pugni sebbene implorasse loro di smetterla, sino a giungere al tentativo di rapina in concorso commesso la sera del 17 maggio u.s. con i quattro componenti della banda che picchiavano l’invalido, non riuscendo però a sottrargli il denaro.

Le indagini consentivano quindi di contestualizzare l’esistenza di una banda composta da 4 adolescenti dediti alla commissione di aggressioni e reati contro la persona in danno non solo di coetanei, ma anche di adulti,  oltre che di persone con disabilità, gruppo criminale capeggiato dal  15enne.    

Le positive risultanze investigative venivano quindi compendiate in informative di reato che determinavano il P.M. procedente a richiedere ed ottenere dal competente G.I.P. del Tribunale per i Minorenni di Trieste ordinanza di custodia cautelare con collocamento in comunità, in ordine ai reati ex artt.56,81,628 commi 1° e 3° n.1 C.P. ed art. 36 legge 104/92; artt 56, 110, 629 C.P.;  art. 646 C.P.; art. 640 commi 1° e 2° n.2 C.P.; art. 81 C.P. ed artt 73 comma 5° ed 80 comma 1° D.P.R. 309/90, nei confronti del 15enne  capo della baby gang. Già sottoposto a perquisizione personale e domiciliare il 16enne coindagato in stato di libertà.

Lo stesso G.I.P. nel provvedimento restrittivo ha evidenziato “….. la pericolosità sociale del minore nonché l’elevato pericolo di reiterazione dei reati, giudicandolo non in grado di porre limite alcuno alla propria deriva criminosa”.

A vario titolo, i provvedimenti in argomento sono stati emessi in ordine ai seguenti accertati e contestati  fatti reato:

- 14.03.2019: appropriazione indebita di collana in oro valore euro 1.200 ai danni di un 14enne;

- 20.03.2019: tentata estorsione aggravata di collana in oro e cellulare ai danni di un 14enne;

- 25.04.2019: spaccio di sostanze stupefacenti tipo marijuana a minorenni;

- 03.05.2019: truffa da euro 500 ai danni di un 15enne;

- 17.05.2019: tentata rapina pluriaggravata in concorso in danno di persona con invalidità.

Le indagini proseguono al fine di identificare gli altri due giovanissimi componenti del gruppo, chiudendo così definitivamente il cerchio sul delineato contesto di violenza giovanile che si era insediato nel centro di Pordenone.

Il Questore della Provincia di Pordenone dr. Marco Odorisio ha commentato come ”nel periodo febbraio-maggio del corrente anno si erano registrati episodi di violenza ed aggressioni riconducibili ad uno stesso gruppo di adolescenti, che avevano individuato le proprie vittime tra i coetanei ed una persona adulta particolarmente vulnerabile.

Il filo conduttore emerso era quello della prevaricazione dei più deboli, del disprezzo, dello spaccio di stupefacenti tra i giovanissimi, delle rapine e delle estorsioni finalizzate ad ottenere “Denaro Facile”.

A questo punto si impone una riflessione, a partire da noi adulti e perché sia assimilata anche dai più giovani occorre rimettere ordine nella “scala dei valori” che  deve ricomprendere il rispetto, la legalità, l’onestà, il sacrificio, il lavoro e il denaro  frutto dello stesso lavoro, stando attenti ad intercettare quegli iniziali segnali di disagio al fine di tempestivamente intervenire interrompendo una pericolosa deriva proprio nell’interesse dei giovani .

Il Questore sottolinea ancora, come “il contesto in cui gli investigatori si sono mossi, è risultato essere stato fortemente caratterizzato    da una diffusa “omertà giovanile” motivata talvolta dalla riverenza verso colui riconosciuto come “capo”, altre volte da motivazioni più banali come il “non volere fare la spia”, altre volte ancora dalla paura che uscendo allo scoperto si possa diventare a propria volta vittima o bersaglio delle dinamiche del gruppo. Da qualunque parte la si guardi parliamo sempre di omertà.

 


24/07/2019

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