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Osservatorio Territoriale sul Bullismo:

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bulli in azione

Presentati i dati sulla diffusione del fenomeno in provincia.

Vittima e bullo appartengono per lo più alla stessa classe, provengono da varie strati sociali e frequentano scuole della città come dei paesi. Il fenomeno coinvolge uno studente su cinque. Poco rincuora pensare che sei anni fa la proporzione era di uno su tre, anche perché se altrove il fenomeno regredisce in terza media qui è stabile alimentando non a caso una dispersione scolastica da record. Il quadro preoccupante emerge dalla prima indagine realizzata dall'osservatorio territoriale sul bullismo coordinato dal funzionario della Questura Fabrizio Mustaro. Scuole coinvolteQuattordici scuole coinvolte; 929 studenti delle prime, seconde e terze medie di Dorgali, Borore, Bortigali, Atzara, Mamoiada, Nuoro 1, Nuoro 2, Nuoro 4, Orotelli, Orune, Ottana, Silanus, Siniscola e Meana Sardo costituiscono il campione che a maggio ha risposto a 20 domande messe giù per sondare la consistenza del fenomeno. Equivale al 10 per cento della popolazione scolastica delle medie inferiori della provincia. Ragazzi e ragazze sono coinvolti praticamente nella stessa misura, a conferma del fatto che il bullismo non è solo un fenomeno maschile. Le prepotenze Le risposte rilevate - sottolinea Gianfranco Oppo della cooperativa Lariso - con la scientificità del metodo Olweus sono di grande interesse. «Quante volte - chiede il questionario - hai subito prepotenze a scuola dall'inizio dell'anno a oggi»? Solo una volta o due risponde il 23,9 per cento, ogni tanto l'8,5 per cento, una volta la settimana lo 0,1, più volte la settimana 2,9. In tutto il 35,4 per cento mentre il 64,5 nega di averne subite. Le prepotenze vanno dagli insulti e dalle prese in giro per l'aspetto fisico fino a calci e pugni. Tra gli studenti c'è chi si ritrova abitualmente nei panni della vittima, chi è solito fare il prepotente e anche chi vive entrambi i ruoli. «Quante volte - chiede il questionario - hai fatto prepotenze»? Una o due volte risponde il 28,6 delle ragazze mentre i ragazzi costituiscono il 42,2; ogni tanto sostiene il 7,2 per cento delle alunne contro il 12,7 dei maschi. Indifferenza«La condanna - spiega Mustaro - è proporzionale col crescere dell'età». Cosa senti - chiede ancora il questionario - quando vedi che uno studente subisce prepotenze a scuola? La risposta dà l'idea dell'indifferenza diffusa: «Niente di particolare», dice il 10,1 per cento, «Mi dispiace un po'», risponde il 33,7 per cento, «Penso che sia spiacevole», replica il 55,7. Su questo le ragazze mostrano più sensibilità. C'è un altro passaggio che rinvia alla cultura dominante che privilegia l'omertà. Cosa fai - propone il questionario - quando vedi uno studente della tua età che subisce prepotenze a scuola? «Niente perché non sono affari miei», risponde il 18,3 per cento. «Non faccio niente ma penso che dovrei aiutarlo», sostiene il 41 per cento. «Tento di aiutarlo», afferma il 39,4 per cento. Ma l'indifferenza non alberga solo in mezzo ai giovanissimi. Anzi, tra gli adulti - sottolineano Mustaro e Oppo che hanno presentato i risultati dell'indagine ieri mattina in Questura assieme all'assessore provinciale alla Pubblica istruzione Tonino Ladu, a quello comunale ai Servizi sociali Graziano Pintori e a Francesco Fadda del servizio pediatria di comunità della Asl 3 - c'è chi ritiene che il fenomeno non esiste oppure che il bullismo in alcuni casi non faccia tanto male ma serva a temprare il carattere o, ancora, che professare indifferenza aiuti a ridimensionare il prepotente di turno. Gli stessi ragazzi evitano di confidarsi in famiglia o con gli insegnanti. Non a caso il 20,1 per cento ammette di non averne parlato con nessun prof. Il 9,6 per cento dice di averlo fatto una o due volte. Solo il 4,7 per cento riferisce di averne parlato tante volte. Concluso questo primo monitoraggio, l'osservatorio punta ora a estendere l'indagine alle altre 39 scuole medie della provincia. Finora ha lavorato confidando sulla buona volontà dei partners, ovvero Questura, Provincia, Comune, Lariso, Asl 3, centro di giustizia minorile per la Sardegna e ufficio scolastico provinciale. Ora però - sottolinea Mustaro - servono fondi per andare avanti visto che il fenomeno esiste e le istituzioni, Comune in testa, medita sugli interventi possibili. Marilena Orunesu - quotidiano L'Unione Sarda del 03.10.07


06/12/2007
(modificato il 08/01/2008)

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