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Operazione di polizia giudiziaria: “cavallo di ritorno”. Nove arresti a Gela

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i ciclomotori rubati

Sgominata una banda di pregiudicati specializzati nella commissione di furti, estorsioni e ricettazione di ciclomotori.

Stamane i poliziotti del Commissariato di Gela hanno eseguito nove provvedimenti di custodia cautelare, tre in carcere e sei agli arresti domiciliari, emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Gela, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti responsabili dei reati di furti, estorsioni e ricettazione. Nel corso di una conferenza stampa tenuta alle 11.00 presso il Commissariato di Gela, alla quale hanno partecipato il Procuratore della Repubblica, dr Fernando Asaro e il Dirigente del Commissariato, dr Francesco Marino, sono state illustrate le fasi delle indagini, scaturite dopo l’incremento dei reati legati ai furti di motocicli e ciclomotori, avvenuto a Gela tra la fine del 2016 e la metà del 2017, che ha generato un prevedibile allarme sociale. L’azione di contrasto della Polizia di Stato ha prodotto un’intensificazione dei servizi di controllo del territorio e la parallela attività di analisi di tutti gli episodi criminosi avvenuti fino a quel momento per trovare una pista investigativa finalizzata all’identificazione degli autori. Le  indagini, coordinate dalla Procura di Gela, hanno permesso di appurare che i furti di motocicli e ciclomotori e parti di essi, poi assemblati su altri mezzi, erano finalizzati a costringere le vittime a rivolgersi al gruppo criminale per ottenere il ritorno del bene asportato senza che le stesse si rivolgessero alle Forze di Polizia per l’eventuale ricerca. Infatti, numerosi soggetti, in maniera inaspettata e misteriosa, rinvenivano dopo poche ore o al massimo entro due giorni il veicolo rubato, senza fornire una plausibile spiegazione o addirittura senza far constatare alle Forze di Polizia il ritrovamento. Grazie ad una capillare attività info-investigativa esperita con l’ausilio d’intercettazioni telefoniche e ambientali, e con l’ausilio di sistemi di localizzazione satellitare, è stato riscontrato da parte dei poliziotti il “modus operandi” adottato dagli elementi della banda e le cifre pagate dalle vittime per riavere indietro il mezzo trafugato. La pericolosità sociale e lo spessore criminale dei componenti del gruppo erano fortemente percepiti dalle vittime, al punto che le stesse, in molti casi, non denunciavano i furti e, in altri casi, simulavano ritrovamenti “di fantasia”. Gli arrestati, tutti gelesi, sono Alferi Gaetano cl.1997, D’Amico Nicola cl.1993 e Trubia Pasquale cl.1997, condotti presso il carcere di Gela. Ferrigno Emanuele Armando cl.1998, Di Maggio Giovanni cl.1999, Alma Salvatore cl.1996, Dammaggio Mirko Gaetano cl.1994 e Iapichello Ivan, cl.1996, condotti agli arresti domiciliari. Proseguono le indagini al fine di rintracciare un nono componente della banda colpito dalla misura cautelare restrittiva, allo stato irreperibile. Dopo le formalità di rito, gli arrestati sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Gela mentre i soggetti sottoposti ai domiciliari presso le rispettive abitazioni, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


18/04/2018

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