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Operazione “Redivivi II”. Arrestati due appartenenti del clan mafioso Emmanuello di Gela

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squadra mobile

I malviventi avevano tentato un’estorsione ai danni di un imprenditore impegnato nel settore della raccolta della plastica dismessa dalle serre

Stamane i poliziotti della sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta, unitamente a quelli del Commissariato di P.S. di Gela, hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia, nei confronti dei gelesi Trubia Maurizio cl.1968 e Nastasi Diego cl.1966, quest’ultimo già agli arresti domiciliari. I destinatari delle misure cautelari sono indagati per il reato di tentata estorsione in concorso aggravata dall’averla commessa avvalendosi della forza d’intimidazione e del vincolo associativo derivante dall’appartenenza ad una consorteria mafiosa. Le indagini - coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta - sono state avviate dalla Polizia di Stato, nell’aprile del 2016, sulla base delle dichiarazioni di alcuni imprenditori gelesi che – accompagnati dall’associazione antiracket di Gela – avevano segnalato un tentativo di estorsione ai danni di un loro collega impegnato nel settore imprenditoriale della raccolta della plastica dismessa dalle serre, nelle contrade del territorio agricolo del comune di Gela, da parte di soggetti appartenenti al clan Emmanuello che cercavano di convincere, mediante minacce esplicite ed implicite, a corrispondere loro delle somme di denaro. In particolare Nastasi Diego, su ordine del Trubia, si incontrava con l’imprenditore da estorcere ed esplicitamente gli chiedeva quale fosse la somma di denaro che era disponibile a corrispondere per ogni autocarro di plastica dismessa recuperata dai serricoltori rappresentando che già altre persone si erano dichiarate disponibili a pagare una somma di denaro, pur di avere l’esclusiva nella raccolta della plastica facendo nel contempo chiaramente intendere che, in caso di mancato pagamento, lo stesso non avrebbe più potuto proseguire nella sua attività. A seguito di tali richieste, palesemente di tipo estorsivo, l’imprenditore denunciava i fatti alla Polizia di Stato che avviava le indagini per riscontrare quanto dichiarato e trovare elementi utili al fine di consegnare i malviventi alla giustizia. Prezioso il contributo dell’associazione antiracket di Gela e del suo presidente Renzo Caponnetti che è riuscito ad infondere negli imprenditori il coraggio di denunciare. Di grande importanza il risultato investigativo conseguito che, non solo ha permesso di riscontrare le dichiarazioni degli imprenditori e di individuare il “sistema mafioso”, che cercava di imporre il proprio diktat sul territorio, ma ha permesso di individuare in Trubia Maurizio, l’uomo, che dopo gli arresti del novembre 2015 (operazione Redivivi), stava cercando di riprendere le redini del clan Emmanuello.

 


05/10/2016

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